VI
Utile ricordare che Simone Weil scriveva con una lucidità straordinaria tra le due guerre del Novecento (è morta nel 1943). Riflettendo sulla dipendenza dell’individuo dal lavoro sempre più specializzato che tende a diventare soggezione al potere. Da quegli anni a oggi, l’analisi di Weil è diventata una realtà talmente evidente e immutabile da essere considerata accettabile e indiscutibile. Niente più è a misura d’uomo, niente più agisce nell’etica del discorso pubblico, in cui l’uomo di parola ha un valore. La società è una collettività cieca, obbediente nel mantenere e aumentare i propri squilibri a proprio discapito, “una macchina per comprimere cuore e spirito e per fabbricare l’incoscienza”.
VII
Consideriamo quanto ha agito l’ottundimento delle coscienze attraverso i magheggi tecnologici che, annullando l’individualità a favore della massa, spengono ogni idea di collettività. Perché nel collettivo sono gli individui che si mettono in condivisione, creando insieme pensiero e azione. Mentre nel fraintendimento attuale è uno slogan che piomba sulla massa incosciente che condivide ciò che non capisce, servendo da semplice eco.
VIII
È proprio in questa divisione che opera una scelta di campo (“…scegliersi la parte dietro la Linea Gotica”). Il guardare il presente mettendo vantaggiosamente i propri talenti al servizio di questa incoscienza collettiva, oppure prendere le armi del pensiero e combattere questa confusione concettuale tra mezzo e fine, eretici e coraggiosi, col cuore e lo spirito, in difesa non del vantaggio immediato, muto e tiepido, ma sulla strada solitaria al momento e erta di difficoltà di un’etica della responsabilità. Che vuol dire, di un’etica che guarda al futuro dei nostri figli, che si interroghi sulla distruzione sistematica di questo futuro, sulla brutalità e ferocia che stanno lastricando il nostro domani. In cui il fine oggi è assente. Assorbito dal mezzo stesso dell’organizzazione sociale, dei mercati, della finanza, della globalizzazione, delle guerre utili a non costruire mai condizioni di pace, dalle forme del potere che ricordano la catena di montaggio in fabbrica, in cui ognuno agisce incoscientemente a ritmi infernali, a disposizione di una macchina che non ha coscienza. Una gigantesca macchina incomprensibile alla luce di qualunque riflessione filosofica, di fronte a qualunque forma di spiritualità che lega la coscienza dell’uomo al fine della propria esistenza.
Le prime due parti della riflessione cul Coltivare cultura, scritta in queste settimane da Antonio Cipriani, in vista della Campagna di Primavera del Collettivo Emergenze, le troverete in questi link a seguire.
https://www.emergenzeweb.it/2017/02/lattenzione-e-la-forma-piu-rara-e-piu-pura-della-generosita/
https://www.emergenzeweb.it/2017/02/i-gerani-della-sovrastruttura/
https://www.emergenzeweb.it/2017/02/coltivare-cultura/