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di Kaouther Rabhi
Quando sono nata, Bourguiba non era più al potere. Era l’anno in cui Ben Ali diventò il presidente della Repubblica Tunisina, un mese dopo il “Cambiamento” del 7 novembre.
La mia generazione ha quindi fatto la conoscenza di Bourguiba a scuola. Su Bourguiba abbiamo studiato: ci hanno raccontato la sua battaglia per l’indipendenza, le sue gesta per la costruzione di una Tunisia moderna, i suoi sacrifici. Nei diversi manuali scolastici, è stata riportata tutta la cronologia della lotta per la libertà e della fondazione dello Stato-nazione. Tutti i testi ricordano come ha fatto il Combattente Supremo per liberare il popolo tunisino e migliorarne la vita.
Pare, poi, che queste gesta e questi sacrifici siano stati il miglior pretesto per una presidenza a vita: una legge costituzionale del 1975 stabilì che “eccezionalmente, e grazie ai grandiosi servizi offerti dal Combattente Supremo per il popolo tunisino, che egli aveva liberato dal giogo del colonialismo e ne aveva fatto una patria unita e uno Stato indipendente, moderno, dotato di sovranità, il Parlamento (Consiglio della Umma) concede la presidenza a vita al Presidente Habib Bourguiba”.
Dodici anni dopo, venne Ben Ali, dichiarò che il presidente Bourguiba non poteva più svolgere le sue funzioni di capo di Stato e che toccava a lui sostituirlo. Colpa della vecchiaia del Padre di tutti i tunisini, forte senso della responsabilità del suo primo ministro. Fu così che il Combattente Supermo uscì dalla scena.
Curiosa di saperne di più sul governo di Bourguiba, mi rivolgo ai miei genitori: un pensionato di 66 anni, vecchio oppositore del regime e un’infermiera, nata nell’anno dell’indipendenza e fiera di aver studiato e lavorato. Entrambi vissuti sotto Bourguiba, mamma e papà mi presentano le loro testimonianze.

Modernista, intelligente e carismatico, sono le prime parole con cui mio padre descrive Bourguiba. Ma da oppositore, non tarda a precisarmi che si tratta di un dittatore che non permetteva a nessuno di esprimere un’idea diversa dalla sua. “Infatti, a noi, giovani studenti baathisti, che credevamo nel panarabismo, Bourguiba ci ha aperto le porte delle carceri e ci ha torturati. Io sono stato incarcerato per diversi mesi nel 1972 e nel 1976. Non amava gli arabi lui!”.
Che Bourguiba non sia stato democratico è ormai cosa nota. Papà torna sull’assassinio di Salah Ben Youssef: “Era lui, Bourguiba, non voleva aver rivali, poi, temeva che con Ben Youssef si potesse rafforzare il movimento panarabista”.
A parte il dispotismo, Bourguiba è stato un uomo intelligente e un leader lungimirante. Fin dall’indipendenza, si è occupato dell’educazione, come mezzo unico ed indispensabile per lo sviluppo della Patria.
“Si sa che aveva destinato capitali considerevoli per costruire le scuole, ed è grazie a lui che siamo un popolo colto”, ricorda papà.
Per quanto riguarda la donna, il Codice dello Statuto Personale mostra tutta la volontà di Bourguiba nel far della Tunisia un paese moderno, dove tra uomo e donna non vi sia discriminazione alcuna.
Ed è proprio questa tutela dei diritti femminili a far di Bourguiba l’idolo di tante donne tunisine, tra cui mia madre. “A Bourguiba, niente critiche. Basti pensare che mi ha fatto studiare ed è grazie a lui che oggi lavoro”, afferma con entusiasmo.
L’apprezzamento (e l’amore) di mia madre per Bourguiba è dovuto anche al fatto che sia l’unico politico arabo ad abolire la poligamia nel suo paese, a dare alla donna il diritto al divorzio.
Oggi a distanza di quindici anni dalla scomparsa del padre della Patria, la sua immagine è più che presente. Nella Tunisia post-rivoluzione e in questi tempi difficili della Seconda Repubblica, si registra un forte ritorno del Bourguibismo. Il presidente stesso, Beji Caid Essebsi è il suo discepolo e di questo, ne va fiero.
Bourguiba è per la maggior parte dei tunisini, il simbolo della leadership forte e lungimirante, e richiamarlo in scena ogni volta che si sente minacciato il progetto di una Tunisia aperta e moderna è la prova che il paese dei gelsomini, di passi indietro, non ne vuol fare e non ne farà.

Nota di Emergenze.

La nostra amica Kaouther Rabhi è una studentessa tunisina che studia italiano e scrive splendidamente nella nostra lingua. Poetessa e sensibile battagliero cuore, ha un blog che si chiama Mediterraneo mon amour: “Dalla Tunisia, sulla Tunisia e sugli altri paesi mediterranei, notizie e storie varie. Temi diversi che vanno dalla politica alla cultura, con particolare interesse alla questione migratoria, quando il Mare Nostrum è un ponte e una barriera. Ai migranti e le loro storie e alle difficoltà che affrontano durante e dopo il loro viaggio verso la nuova vita. Uno spazio per raccontare come stanno le cose, uno spazio per riflessioni e idee”. Seguirla è fantastico, noi di Emergenze la aspettiamo a una delle nostre iniziative per discutere con noi con conoscenza e amicizia.

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