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La storia antica è piena di mito e magia. Di culture ancestrali che stimolano la nostra fantasia come le favole da bambini. Uno di questi popoli, sconosciuto ai più, ha però dominato per secoli il Mar Mediterraneo.

 

navicella-shardanaTanto forti da costringere persino i faraoni a iniziare una guerra contro di loro. Conosciuti già dal 1350 a.C. vista la loro modernissima flotta erano i corsari dell’antichità. Offrivano i servigi della loro marina ai Signori che li ingaggiavano. Se su di loro la filologia storica discute alla ricerca delle loro primordiali origini – qualcuno sostiene dall’Anatolia, ma la maggior parte conviene sulla teoria della provenienza sarda -tutti gli studiosi concordano che si stanziarono in Sardegna. Teoria confermata dall’origine del nome stesso dell’isola del Mediterraneo: Shardana, Sherden, Sherdina da cui Sardina e oggi Sardegna. Il nome del popolo a sua volta deriva da quello che mitologicamente è il loro eponimo: Sardan (anche detto Sardus).
Erano, già in epoca coeva, cosparsi da un’aurea di mistero. Su una stele ritrovata a Tanis – nella regione del Basso Egitto antico – Ramses II fa incidere: “i ribelli Shardana che nessun ha mai saputo come combattere, arrivarono dal centro del mare navigando arditamente con le loro navi da guerra, nessuno è mai riuscito a resistergli”. Ah vero, il nome non era stato ancora detto. Shardana.Cattura

Sardan è una figura molto affascinante che con la sua storia rappresenta bene come la cultura Shardana sia stata contaminata dopo le lunghe peripezie nel mare che li hanno messi in contatto con altri popoli. Il dio-eroe che da il nome alla popolazione, vuole la leggenda, è figlio di Eracle e identificato con Marduk (divinità babilonese rappresentante il “giovane toro del dio sole”), Dioniso (il Bacco degli antichi Greci), Eshu (dio guerriero del pantheon Yoruba, religione dei popoli subsaharinai che affacciano sull’atlantico), Visnù (divinità vedica dell’induismo famoso per le quattro braccia) e Asclepio (figlio di Apollo, semidio dai poteri medico-curativi). Sardan è infatti raffigurato con quattro braccia e con le corna. Ad accomunarlo ad altre culture contribuisce anche il mito che lo vuole “salvato dalle acque” come Osiride ma anche come Mosè, Romolo e Perseo.

Si finanziavano con la propria flotta “mercenaria” ma anche con il commercio dello stagno – necessario per fare il bronzo – di cui divennero monopolisti grazie al controllo dello Zimbawe. Proprio al controllo delle coste atlantiche dell’Africa si deve la loro più maestosa e nota opera. Non tutti sanno che furono infatti loro a costruire le famose Colonne d’Ercole sullo stretto di Gibilterra. Le costruirono proprio al fine di evitare che altri seguissero le loro rotte verso l’atlantico. I Greci infatti chiamavano gli Shardana Eraclidi, proprio per via della discendenza eraclea del fondatore. Omero parla di loro nell’Odissea, chiamandoli Feaci e descrivendone l’eccezionale flotta.

medinetabu_1Sono in realtà il primo popolo nomade che si è stanziato in più parti dell’occidente. Si sono ritrovati resti della loro civiltà in Palestina, Libano e nord dell’Egitto. Colonizzarono quest’ultimo proprio alla fine di quella guerra con Ramses II, il quale, non riuscendo a sconfiggerli decise di arruolarli nella propria guardia personale. Come si dice: tieni vicini gli amici ma ancor più vicini i nemici. Tanto temuti da ottenere il permesso di colonizzare una delle zone più fertili e rigogliose dell’Egitto. Proprio per la presenza in Palestina degli Shardana c’è anche menzione nella Bibbia, Antico Testamento, dove una tribù Sarid (gli Shardana per gli isdraelitici) si sarebbe stanziata con la tribù Zabulon.

Cavalieri di ventura di altri tempi che combattevano sulla navi invece che sui cavalli. Nella storia antica hanno determinato l’esito di molte battaglie in un Mediterraneo mai così conteso. Le tracce storiche più certe della loro presenza sono quelle che ci arrivano dalle scritture egizie. Questi reperti ci raccontano come aiutarono, una volta diventati loro guardia reale, il faraone a scampare all’attacco degli Ittiti nella famosa battaglia di Quadesh. Si trovano infatti raffigurati sul trono di Ramses II.

Ma come diceva giustamente Machiavelli al suo Principe: “le armi mercenarie sono inutili e pericolose; e se uno tieneZ_37874_shardana e egitto lo Stato suo fondato in su l’armi mercenarie, non starà mai fermo nè sicuro, perchè le sono disunite, ambiziose, e senza disciplina, infedeli, gagliarde tra gli amici, tra li nimici vili, non hanno timore di Dio, non fede con gli uomini, e tanto si differisce la rovina, quanto si differisce l’assalto; e nella pace siei spogliato da loro, nella guerra da’ nimici”. E infatti pochi anni dopo invadono con altri popoli del mare i domini del figlio di Ramses II, Merenptah. La storia è però ciclica e quando combatteranno a Tebe contro l’esercito di Ramses II verranno sconfitti, catturati e arruolati nell’esercito egiziano. Così narra la vicenda il Papiro di Harris. “Gli Shardana e i Wešeš del mare fu come se non esistessero, catturati tutti insieme e condotti prigionieri in Egitto, come la sabbia della spiaggia. Io li ho insediati in fortezze, legati al mio nome. Le loro classi militari erano numerose come centinaia di migliaia. Io ho assegnato a tutti loro razioni con vestiario e provvigioni dai magazzini e dai granai per ogni anno”.

Miriam Tuzi

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