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La Conferenza dell’Internazionale di Rimini determina la frattura fra anarchismo e marxismo.

L’Ottocento è il secolo che ci introduce nell’età contemporanea e lo fa tra rivolte e decapitazioni di reali. La Rivoluzione francese, che era cominciata con la presa della Bastiglia, esportò in Europa, attraverso le conquiste di Napoleone, le idee nuove di democrazia e popolo, affascinando intellettuali e classi povere desiderose di emancipazione. Questi eventi politici si accompagnarono anche alla trasformazione socio-economica dovuta all’industrializzazione, che mutò il volto delle città europee in metropoli in cui confluì la nascente classe operaia. All’interno dei singoli Stati, queste iniziarono proteste organizzate contro le condizioni lavorative, giudicate inique, dando il via ai moti rivoluzionari che contribuirono alla costituzione dello stato moderno.

Un esempio di tutto questo è dato dall’Italia che raggiunse l’unità nel 1861 a seguito della conquista della penisola da parte del Regno sabaudo e per la quale fu fondamentale l’apporto del Conte di Cavour, che seppe mediare le istanze dei mazziniani e di Garibaldi. Il Risorgimento e il percorso di unificazione italiano rappresentarono però una vittoria a metà: le masse popolari, specie nel Meridione, vengono tradite dal nuovo governo, borghese e monarchico, che tassa i poveri e nulla concede. Questo malcontento si somma alle critiche mosse dalla classe lavoratrice contro l’impostazione “contraria alla lotta di classe” di Giuseppe Mazzini, il quale aveva rifiutato la “questione sociale” preferendo quella “nazional-repubblicana”. Anche l’Italia subirà l’inevitabile fascino di figure intellettuali le cui idee agiteranno le masse europee. Tra questi spiccano senza dubbio Marx ed Engels, i più importanti filosofi politici ed economici di questo periodo che a seguito della pubblicazione de “Il Manifesto del Partito Comunista” (1848) e de “Il Capitale” (1869) – opera quest’ultima del solo Marx – assursero a guida filosofica del Movimento Operaio Internazionale attraverso il quale i comunisti di tutto il mondo, potevano costruire e consolidare un legame tra i diversi gruppi politici di ispirazione marxista, che essi fossero socialisti, anarchici o comunisti.

mbCosì costituita, la Prima internazionale appare come un’emanazione dei due filosofi tedeschi, che si pongono alla guida dei movimenti rivoluzionari del nord Europa, dove l’industrializzazione aveva prodotto enormi masse proletarie. L’area meridionale del continente era invece rimasta ad uno stadio Pre capitalista, una società rurale meno capace di assorbire i fermenti rivoluzionari. Segnate da un’arretratezza contadina quasi antropologica, le masse in Italia, Spagna e Russia subirono invece l’influenza di un altro intellettuale, il padre dell’anarchismo Mikail Bakunin, che a sua volta trovò un suolo fertile per la rivoluzione sociale Nell’Italia risorgimentale, per tradizione terra di congiure, cospirazioni e rivolte del sottoproletariato. In breve tempo il rivoluzionario russo raggiunse una certa popolarità nel dibattito politico della penisola, minando anche l’egemonia dei tedeschi sull’AIL e provocando un duro scontro dottrinario che si acuì sulle questioni del diritto di eredità (’69) e sulla funzione dello Stato nella trasformazione sociale, ossia la presa del potere o la sua distruzione (’71). Inoltre, mentre Marx sosteneva che il soggetto rivoluzionario fossero le masse operaie organizzate all’interno del sistema capitalistico-industriale, Bakunin vedeva nelle masse contadine sottoproletarie, esasperate dalle tasse sul macinato, la polveriera esplosiva per la rivoluzione sociale

Queste discussioni teoriche vennero interrotte dall’esperienza della Comune di Parigi. Nel settembre 1870 a Sedan l’esercito francese fu rovinosamente sconfitto dalla Prussia di Guglielmo I e Napoleone III catturato.
Dalle ceneri dell’impero bonapartista nasce la Terza Repubblica francese, ma durante l’assemblea costituente il proletariato parigino irrompe nell’assemblea prendendone il controllo con la forza e governando Parigi dal 18 febbraio alla fine di maggio, quando saranno repressi delle truppe di Versailles.  Nonostante la sua breve durata, l’esperienza della Comune di Parigi fu un modello importante per i socialisti europei e segnò uno spartiacque nella storia dei movimenti popolari. Nel caso italiano, le posizioni di Mazzini apparvero obsolete ed attendiste, tanto da allontanare molti rivoluzionari dal partito.

Il mancato allargamento dell’insurrezione parigina alle altre città europee convinse Marx che i suoi dubbi sulle possibilità rivoluzionarie della Comune di Parigi erano fondati e che pertanto era urgente puntare verso la necessità di un’organizzazione di stampo partitico. Organizza quindi con Engels il V congresso dell’AIL a Londra e vista l’assenza di avversari ne ottiene la maggioranza egemonica sull’associazione. Bakunin si muoverà però contro questa posizione autoritaria di Marx, contrapponendogli una visione antistatalista e insurrezionalista, che trionfò nei cuori solidali coi rivoltosi parigini e in Italia coloro che si riconoscevano nelle file dell’anarchismo crescevano ogni giorno, tanto da farne partire molti alla volta di Parigi per combattere contro la repressione francese. Fra di essi va ricordato il giovane Amilcare Cipriani, che partecipò all’esperienza comunarda a seguito della quale sarà deportato in Nuova Caledonia. Amilcare Cipriani, anarchico riminese già patriota italiano che combatté giovanissimo affianco di Garibaldi, rappresenta lo strappo con l’ideale mazziniano all’indomani dell’Unità. Come lui, una generazione di romagnoli era passata alle file dell’anarchismo abbandonando un mazzinianesimo dimentico della lotta di classe, ma salvando ideali come l’associazionismo, l’attività cospirativa, l’azione diretta e un forte senso anticlericale propri di una terra che si stava ancora emancipando dal dominio pontificio.

riminiCosì, quando Marx ed Engels fissarono il congresso all’Aja il 2 settembre, numerosi sezioni bakuniniste dell’AIL giudicarono tale mossa come autoritaria e indissero un anticongresso italiano, da tenersi un mese prima di quello marxista. Apparve naturale la scelta della Romagna come luogo del I anti-congresso dell’internazionale italiana e venne scelta Rimini come sede poiché la città balneare agli occhi degli organizzatori consentiva visto il periodo estivo, una maggior garanzia di anonimato per i rivoluzionari. Fu così che dal 4 a 6 agosto 1872 nella casa Santinelli di via Orologio Guasto, sede del Fascio operaio, si tenne la conferenza che vide la partecipazione di 21 (su circa 50) sezioni italiane aderenti alle tesi bakuniniane. La provenienza geografica era mista: dall’Emilia Romagna le sezioni di Mirandola, Bologna, Imola, San Giovanni, Ravenna, Lugo, Fusignano, Forlì, Santarcangelo, Rimini; Mantova dalla Lombardia, per le Marche Fano, Senigallia, Fermo, una dell’Umbria, Roma, Napoli, San Potito e Sciacca per la Sicilia. Fra le figure di spicco del movimento operaio presenti a Rimini ci sono sicuramente quelle del presidente Carlo Cafiero e del segretario imolese Andrea Costa, oltre a quella del giovane Errico Malatesta.

Arimini1l termine dell’anti-congresso quello che emerse fu un forte sentimento antiautoritario delle sezioni riunite nel capoluogo romagnolo che furono ben espresse nella frase riassuntiva della due giorni: “La sezione di Londra ha tentato di imporre […] una speciale dottrina autoritaria, ch’è quella propriamente del partito comunista tedesco […] La detta dottrina dei comunisti autoritari è la negazione del sentimento rivoluzionario del proletariato italiano”. Per queste ragioni la Conferenza dichiarò di “[rompere] ogni solidarietà col Consiglio generale di Londra” e invitando i proprio delegati a riunirsi a settembre in Svizzera e non all’Aja.

Una parte dell’Italia sceglie quindi l’antiautoritario Bakunin invece del centralismo marxista costituendo la frazione “riminista” , segnando un’incolmabile frattura nella Prima internazionale la sua fine, sancita nel congresso dell’Aja, in cui Marx otterrà l’espulsione del rivale Bakunin al prezzo di un’insanabile divisione del movimento operaio internazionale.

Eugenio Salvatori

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