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di Antonio Brizioli

 

Da oggi in poi una gran parte dei miei interventi riguarderà uno dei pochi argomenti realmente meritevoli di trattazione: la paura.

Credo sia ben chiaro a tutti il fatto che la crisi finanziaria ed economica si porti dietro un fenomeno ben più grave e pericoloso: la crisi mentale, o psicologica se si preferisce. La sensazione che si ha percorrendo il paese e parlando con la gente è quella di una paralisi, soprattutto nei giovani. Questo è tremendamente pericoloso e allo stesso modo tremendamente reale.

Noi abbiamo dato vita all’esperienza di Emergenze nel segno del rischio e non c’è giorno che non capiti di rispondere a domande mosse dalla paura. “Ma quella sala è grande, sei sicuro di riempirla?”, “Ma cinque Euro è un prezzo alto, sei sicuro che qualcuno lo comprerà?”, “Ma in un panorama come quello odierno, come pensi di poter mandare avanti un progetto del genere?”…

Le mie risposte sono banali quanto le domande e sono sempre qualcosa tipo “Non sono sicuro di niente ma lo faccio perché in questa situazione noi dobbiamo rischiare…”. Possiamo morire? Certamente sì, ma la cosa non mi preoccupa poi molto… Perché potremmo ad esempio anche rinascere dopo essere morti o magari morire di una morte scenografica e stupenda.

Che poi i progetti spaventati dalla morte sono in genere quelli che muoiono, e muoiono senza lasciare una traccia della loro esistenza. Noi quelle sale finora l’abbiamo riempite e la prossima volta ne sceglieremo una ancora più grande, perché è in quel margine di dubbio che si contorce la forza creativa. È in quello spazio di domanda a te stesso che realizzi qualcosa. E non credo che chi nella propria vita ha fatto qualcosa di forte, chi ha strattonato la storia con azioni necessarie, si sia interrogato molto…

Siamo una generazione paralizzata. Una generazione che gioca a ribasso. Siamo cresciuti votando il meno peggio. Scegliendo la cosa più conveniente, ben sapendo che non offre margini di crescita personale. Siamo lì a copiare il format che va, sperando nella migliore delle ipotesi di riuscire ad essere una ben riuscita copia della copia della copia. E quando qualcuno fa qualcosa di chiaramente diverso, accettiamo che un cono risucchiante lo renda uguale a tutto il resto, in nome di cosa? Della paura.

Credo sia naturale avere paura, oggi più che mai. Ma è necessario avere una pari, o meglio ancora superiore, voglia di sconfiggerla. Agire quotidianamente è l’unico rimedio che conosco.

*L’immagine in copertina è di Franz Reichelt, un sarto che non aveva molta paura. Come non dovrebbe averne chi pensa di aver inventato qualcosa.

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