di Jerome Massiani e Francesco Ramella da lavoce.info
Tutte le candidature olimpiche sono precedute da stime ottimistiche sui risultati economici che dovrebbero produrre. Ma la realtà è spesso diversa. E i costi degli investimenti sbagliati ricadono sulla collettività, non sui promotori. Quello che manca nelle analisi costi-benefici per Roma 2024.
Un volano per l’economia locale? Il caso di Torino
Secondo l’opinione comune l’organizzazione dei giochi olimpici, così come di altri “grandi” eventi, rappresenta un volano per il rilancio dell’economia del territorio interessato. L’argomento fu ampiamente utilizzato, per esempio, dai promotori delle Olimpiadi invernali di Torino 2006. A qualche anno di distanza, siamo in grado di valutare se l’aver ospitato i Giochi abbia modificato in misura significativa le prospettive di crescita del capoluogo e del Piemonte.
Tra il 2001 e il 2007 il Pil regionale era cresciuto del 6,4 per cento contro un dato nazionale pari al 9,1 per cento. Dal 2008 al 2013 il divario si è ulteriormente ampliato: se l’economia italiana ha subito una contrazione dell’8,5 per cento, quella piemontese è arretrata dell’11,6 per cento. Il confronto non basta per esprimere un giudizio definitivo sui grandi eventi, ma impone un esame attento delle “promesse” dei loro sostenitori.
Tabella 1: Variazione del Pil nelle regioni italiane nel periodo 2001-2013 (tassi medi annui di variazione %)
Fonte: Rapporto Svimez 2014 sull’economia del Mezzogiorno
Lo studio dei promotori di Roma 2024
Nel caso di Roma, la maggiore parte delle cifre che ricorrono nel dibattito pubblico provengono da un’unica analisi, realizzata per conto dei promotori del progetto. Lo studio è attento a non riprodurre alcuni errori presenti in precedenti valutazioni: considera correttamente un rischio di rincaro per le infrastrutture, si interroga sul carattere addizionale o meno della spesa realizzata e impiega metodologie (prezzi ombra) che intendono riprodurre effetti di equilibrio generale.
Lo studio può portare a equivoci per due principali motivi. Il primo riguarda l’impostazione localista: si valuta il beneficio per il Lazio, mentre il bilancio costi-benefici dovrebbe essere riferito alla scala territoriale che sopporta i costi (in questo caso l’Italia). Il secondo è relativo a come sono presi in considerazione gli effetti di sostituzione che sono la fonte essenziale di sovrastima dei benefici: la spesa pubblica per infrastrutture si realizza sostanzialmente a scapito di altri investimenti pubblici, soprattutto oggi in presenza di forti vincoli all’indebitamento pubblico, o tramite prelievi sul reddito dei privati.
Non è corretto affermare che, con la rinuncia, l’Italia perde un finanziamento di 1,7 miliardi da parte del Comitato olimpico internazionale in quanto questa risorsa non è separabile da un insieme indissociabile di diritti e di obblighi. La questione decisiva è sapere se il valore netto del pacchetto è positivo o negativo. Su questo punto sono pochissimi, anche a livello internazionale, gli studi che forniscono un bilancio complessivo, per l’insieme della collettività e non di singoli portatori di interesse.
Le informazioni disponibili su Roma 2024 non sono sufficienti per pervenire a un bilancio di questo tipo.
La proposta di Olimpiadi low cost, allineata con gli obiettivi dichiarati del Cio nell’agenda 2020, merita un attento scrutinio. Spesso si verificano casi di etichettatura della spesa: in base alle contingenze di una determinata candidatura, diverse voci di costo possono essere fatte rientrare o meno nel bilancio. Nel caso in esame è difficile, ad esempio, accettare l’ipotesi che l’evento possa realizzarsi a costo zero per le finanze della capitale; o, ancora, che spese infrastrutturali, finora non imputate come costo delle Olimpiadi, non verranno successivamente attivate in caso di assegnazione dei giochi.
In secondo luogo, eventuali benefici per il turismo sono da relativizzare, in particolare perché Roma è già una destinazione turistica di primissima notorietà. Più in generale, non appare esserci nessun ritorno d’immagine se l’organizzazione dei giochi funzionasse perfettamente, mentre gli effetti sarebbero negativi nel caso di cattiva gestione.
Valutazioni prima e dopo l’evento
Non vi è candidatura olimpica che nel passato non sia stata supportata da un’analisi preliminare ottimistica. Assai diverso, però, è il quadro che emerge dalle analisi dopo l’evento che mostrano ricadute occupazionali ed economiche spesso meno favorevoli di quelle prospettate inizialmente.
Tabella 2
Fonte: Robert Baade e Victor Matheson
I benefici risultano di norma largamente inferiori alle previsioni, mentre i costi aumentano in modo notevole. Lo studioso danese Bent Flyvbjerg ha stimato che negli ultimi cinquantacinque anni lo scostamento dei costi è risultato in media pari al 156 per cento.
Su queste basi appare difficile concludere sull’effettivo (s)vantaggio di avere rinunciato a Roma 2024. È comunque chiaro che le rappresentazioni comuni possono facilmente essere distorte rendendo la percezione dell’evento esageratamente favorevole e creando in questo modo il rischio di un investimento infelice i cui costi sarebbero sopportati dalla collettività e non dai promotori.