Nel 1996 De André pubblico l’album “Anime Salve”, scritto a quattro mani con l’amico e collega Ivano Fossati. Durante un concerto spiegò il significato di quell’album come una sorta di elogio della solitudine, attraverso un breve discorso contenuto nel disco “Ed avevamo gli occhi troppo belli”. Il discorso, che pubblichiamo di seguito sia nella versione scritta che in quella pronunciata da De André, contiene a nostro avviso una grande verità. Per questo lo riproponiamo con un filo di commozione a 17 anni esatti dalla scomparsa del cantautore.
[Anime salve] trae il suo significato dall’origine, dall’etimologia delle due parole “anime” “salve”, vuol dire spiriti solitari. È una specie di elogio della solitudine.
Si sa, non tutti se la possono permettere: non se la possono permettere i vecchi, non se la possono permettere i malati. Non se la può permettere il politico: il politico solitario è un politico fottuto di solito. Però, sostanzialmente quando si può rimanere soli con se stessi, io credo che si riesca ad avere più facilmente contatto con il circostante, e il circostante non è fatto soltanto di nostri simili, direi che è fatto di tutto l’universo: dalla foglia che spunta di notte in un campo fino alle stelle. E ci si riesce ad accordare meglio con questo circostante, si riesce a pensare meglio ai propri problemi, credo addittura che si riescano a trovare anche delle migliori soluzioni, e, siccome siamo simili ai nostri simili credo che si possano trovare soluzioni anche per gli altri.
Con questo non voglio fare nessun panegirico né dell’anacoretismo né dell’eremitaggio, non è che si debba fare gli eremiti, o gli anacoreti; è che ho constatato attraverso la mia esperienza di vita, ed è stata una vita (non è che dimostro di avere la mia età attraverso la carta d’identità), credo di averla vissuta; mi sono reso conto che un uomo solo non mi ha mai fatto paura, invece l’uomo organizzato mi ha sempre fatto molta paura.