A giugno 2021, nell’ambito del progetto Teatro Sant’Ercolano, abbiamo indetto una Call for Artists per aprire generosamente i nostri spazi e luoghi all’intervento di artisti esterni. La call è stata supportata dalla Sezione Soci Perugia 1 di Coop Centro Italia.
Fra i quasi 100 progetti presentati, fin da subito ci ha travolto quello di Francesca Gotti e Giovanni Galanello, dal titolo “La Sparizione”.
La proposta tenta di attuare una provocazione, che è al tempo stesso scusa per allenare alla cura, all’attivismo. Cosa succederebbe se venisse annunciato sui media e per le strade di Perugia il ricollocamento della Fontana di Nettuno, simbolo del nostro quartiere? L’intervento si è basato, dunque, su una finzione: l’annuncio pubblico che la Fontana è stata acquistata da una fondazione privata e sarà ricollocata presso gli spazi della stessa.
La Fontana di Nettuno è rappresentativa di un luogo preciso, tanto geograficamente quanto culturalmente: è simbolo di un progetto corale di riappropriazione e reinterpretazione degli spazi della città e al contempo di riappropriazione di un ruolo indipendente di produzione culturale e artistica. Riflettere sul senso di appartenenza a questo luogo, attraverso i suoi simboli, significa anche mettere in discussione il senso di responsabilità nella cura del luogo stesso, la capacità di lottare, di schierarsi dalla parte di “un certo modo di fare cultura”. Allo stesso tempo il progetto riflette sulle potenzialità dei nuovi mezzi di comunicazione, sul loro potere persuasivo e sulle modalità di diffusione di una notizia e la brevità dell’intervento, legata alla durata della residenza, riflette sui contro tempi di questo tipo di operazioni nelle loro condizioni reali: spesso accade che operazioni di sottrazione di spazi o beni collettivi avvengano repentinamente, per non lasciare tempo ai cittadini di organizzarsi e reagire.
Attraverso l’affissione di manifesti la città ha appreso la notizia della vendita ad un privato, su cui abbiamo costruito una storia per renderlo più credibile.
Così, lentamente, ha cominciato a prendere forma una fantomatica Fondazione Alfredo Rismini, arricchita di così tanti dettagli riguardanti anche la sfera privata, da far perdere anche noi nella finzione. Il mecenate, costretto a letto da una grave invalidità, era mosso non solo dalla volontà di tutelare il monumento, ma anche da questioni affettive: la fontana era infatti il luogo in cui aveva chiesto la mano alla sua ultima moglie e quindi simbolo del loro amore. L’interesse era tale da inviare in città i suoi stessi nipoti, per tentare di spiegare alla cittadinanza le buone intenzioni che lo muovevano e tentare di trovare consensi.
Nel corso di un gioco dadaista in cui emissari della fondazione si contrapponevano a un comitato in difesa della Fontana, gli artisti sono andati in lungo e in largo per raccogliere, insieme a noi, centinaia di testimonianze dei cittadini legate al proprio rapporto con la città, nonché alla propria reazione di fronte alla notizia di un simile e così grave esproprio, significativamente preso da quasi tutti per vero. La reazione dei cittadini è stata dirompente e partecipativa, al punto che abbiamo dovuto smorzare i toni per evitare che le proteste si facessero perfino violente. Perugia (buona parte, almeno) è ancora una città che tiene al suo spazio pubblico e alla cura dei suoi luoghi simbolici.
Il Comitato in Difesa della Fontana del Nettuno è ormai costituito e resta in vita come organizzazione in difesa del bene pubblico e della vita che in esso fluisce dolce e spontanea.
LA FONTANA RESTA LÌ: COME SIMBOLO DELLA CITTÀ CHE RESISTE, AUTOGESTISCE E VIVE LO SPAZIO PUBBLICO COME LUOGO DEGLI INCONTRI SPONTANEI E DEL DIBATTITO CULTURALE.
Alcune dichiarazioni:
“Mi devo trasferire qui e ci sono rimasta male, mi immaginavo già a leggere dei bei libri sotto la fontana.. Che poi fino a 2 anni fa non se la cagava nessuno, e ora all’improvviso tutto questo”
“Se sono una fondazione e hanno questo interesse nella tutela di queste opere, perchè non lasciarla dov’è e prendersene cura? Ci sono anche delle problematiche di restauro, perchè spostare una fontana così creerebbe non pochi problemi ai marmi. In virtù del fatto che le operazioni di restauro sono molto costose, i Comuni fanno spesso azioni coordinate con fondazioni e enti privati dando in cambio uso di spazi. Il dramma è se al posto della fontana rifanno una banale pavimentazione. Sono impazziti.”
“Se fosse un altro posto a Perugia potrei anche accettarlo, visto che prima comunque non era qui, ma in un’altra città no, quello sarebbe davvero un dolore. La nostra cultura ci dice che siamo legati alle nostri tradizioni”
“Che te pijasse un colpo, voglio dire vado lì con un fucile voglio vedere se la spostano.”
“Poi ho saputo che questa fondazione è potente… C’hanno un sacco di soldi”
“Noooo! La proposta di matrimonio? Se c’è di mezzo il sentimento è un casino, questi s’impuntano!”
“Ma siamo scemi??!! Se è vero facciamo una catena umana intorno alla fontana! E lanciamo uova marce al sindaco e compagnia bella!”
“Questo è uno scherzo ma la spoliazione dell’arredo urbano è una realtà”