di Valentina Montisci
Un miracolo dell’anima e della coscienza umana. Così venne definita Simone Weil, filosofa, mistica, scrittrice famosa anche per la sua scelta di lasciare l’insegnamento e di sperimentare la condizione operaia a dispetto della sua salute cagionevole. Da qualche tempo, un’artista sensibile e poetica come Ilaria Drago ha preso con sé questa piccola-grande donna della nostra storia e la porta in giro per i teatri. Sola, sulle tavole del palcoscenico, davanti a un leggio, con la potenza scenica della sua voce e la semplicità perfetta del gesto, rapisce gli spettatori catapultandoli nel mondo di Simone. L’occasione per parlare con Ilaria, autrice, regista e protagonista di Simone Weil-Concerto poetico, viene offerta dal ritorno di questo gioiellino in teatro, a Perugia, nella Sala Cutu del Teatro di Sacco, con la collaborazione di Emergenze.
Come è nato l’incontro poetico-teatrale con Simone Weil?
Di questo incontro non finirò mai di ringraziare la drammaturga Ombretta De Biase. Fu lei a propormi un lavoro su Simone Weil. Mi sono messa a studiarla perché prima di scrivere e mettere in scena di solito trovo ogni modo per entrare nella materia, farmi rapire e compenetrare. Ho passato quattro mesi a leggere i suoi libri e le biografie. In particolare la biografia scritta da Gabriella Fiori. Ho passato tre giorni a leggere e rileggere un passaggio del volume Attesa di Dio. Ci ho meditato sopra.
Simone Weil mi ha stravolto, mi ha toccato profondamente. L’ho amata, ho sofferto con lei e tentato di guardare le cose attraverso i suoi occhi. L’ho sognata, eravamo in un bar a parlare, lei con sigaretta e caffè e i suoi occhiali… Una donna di una forza straordinaria, ma anche così fragile. La sensibilità ha il suo prezzo. Simone esaminava le cose con una lucidità straordinaria e questa sua modalità rigorosa ed estrema aveva la forza di mostrare la potenza e la magica capacità catartica di una realtà avulsa dalla mera immaginazione e pur sempre, o proprio per questo, tanto connessa alla spiritualità.
Questa opera è stata definita un gioiellino teatrale: qual è il rapporto che lega la poesia di Simone e la poetica di Ilaria?
Per quanto riguarda la poesia di Simone Weil non credo ci sia un rapporto che ci leghi in qualche modo. Siamo estremamente diverse. Di lei mi travolgono di più le sue riflessioni. Quello che mi ha fatta sentire tanto vicina a Simone sono l’incredibile sensibilità verso tutte le cose del mondo e l’incapacità dell’indifferenza. Il suo “fare del pensiero un’azione” è un grande insegnamento, lo tengo presente ogni momento, se per caso mi dovessi addormentare in una qualche abitudine o dovessi cedere al ricatto della prostrazione sotto un sistema che usa gli uomini come merce, li intristisce, gli zittisce il cuore e immiserisce l’anima. Li rende soli.
Simone Weil Concerto poetico fa parte della trilogia delle donne, con Antigone e Maddalena: che cosa lega nella sua opera queste tre donne?
Sì certo fa parte della raccolta di testi Di polvere e di resurrezioni_trittico di donne e altre piccole storie, edita da Nemapress. A legare queste donne (cosi come quelle delle altre storie), sono il coraggio e la dignità. Non si sono arrese, mai. Si sono piegate o hanno vacillato per la gravità del compito, hanno sofferto, forse pianto, ma non hanno mai mancato al loro compito, non hanno tradito quella spinta feroce e meravigliosa che le ha mosse a parlare a dire quel che si doveva. Non hanno mancato, anche se morte di cedimento cardiaco, o in una grotta, o lapidate… Sono state protagoniste, provocatrici… vive! Hanno toccato l’amore e la pìetas. Hanno attraversato e reso dignità a un femminile potente e accogliente, maestoso in grado di sfidare convenzioni e leggi che le avrebbero volute imbelli e prostrate, piccine e timorate di tutto, di Dio e della spada!
“Potere adesso! Potere ora, voglio! Con forza viva, attenta!… Ci vuole coraggio! Il coraggio di scegliere, fare, ribaltare, cambiare! Il coraggio di rimediare. Un coraggio d’Amore!… Ubbidire, ridurre il tuo popolo in questa prostrazione, farlo arrancare, farlo strisciare giù al pari della miseria! Questo ti basta? Veramente ti basta? Allora il problema non è la legge, ma il potere!”, Antigone.
“Il nostro Dio non ha il sapore rancido del benpensante, di quelli che rinunciano e si mortificano, di quelli che classificano l’amore al pari di un gettone di presenza a un talk show! Per noi occorre vivere la gioia per riconoscere l’Amore! Ah tesoro mio grande, Cristo, se di te avessero imitato l’Amore e non il martirio! Ma io butto giù tutto, croce e derelitti!” MaddalenaMaria.
“Nel petto ho un ingombro di voci: feriti, affamati, prostitute, operai miserabili, e quelli che proprio non sanno cosa fare. Mi s’è innestata in anima un’eco di giustizia. Mi s’è accesa l’attenzione viva: devo vivere la vita dei poveri! Ho bisogno di passare fra gli uomini e confondermi con loro. Devo conoscerli, amarli per come sono, se così non è, anche il mio amore non è. Devo conoscere la verità!” Simone Weil.
Quali confini, se ci sono, tra la Drago teatrante e la Drago poetessa?
Per me tutto è poesia. A volte prende la forma di un gesto, di un verso, di una voce, di un canto, di una battuta … o di formica.
Quali sono stati gli incontri che hanno influenzato il modo di fare poesia e teatro di Ilaria?
Ogni incontro è stato insegnamento. Ed è. Se lo sai riconoscere. Sicuramente Perla Peragallo è stata la mia prima Maestra, quella che mi ha messo in contatto con un teatro travolgente e senza mezze misure, né compromessi. Andare dritti al punto, al cuore del tema! Poi Leo è stato un passaggio indimenticabile. La vita mi ha fatto incontrare la grande Kaya Anderson e la danza sensibile di Claude Coldy. La poesia di Marcello Sambati… Sono tutti incontri questi che vanno al di là della materia stessa, sono incontri che lasciano tracce e mutano lo sguardo. Ma bisogna poi fare in sé una sintesi, lasciare che gli ingredienti si mescolino e generino un altro modo, personale, di fare poesia. In teatro o nella vita. E non si smette mai di imparare.
Ilaria Drago è un’artista eretica come dicono? Sarà mai addomesticabile?
Non sono eretica! Sono assolutamente, irrimediabilmente, pertinacemente, ostentatamente devota, osservante e fedele alla Vita (la V maiuscola ne riconosce la sacralità)! Che altro?
Da aperta sostenitrice di Emergenze, e visto che il suo arrivo a Perugia è anche legato ad Emergenze, che cosa può dire di questa esperienza così particolare?
Quello che mi è piaciuto all’inizio di questa esperienza e mi piace sono principalmente gli assunti: in quanto tesi, ma anche come impegno e incarico che il gruppo ha preso su di sé. Cose decisamente impegnative. Emergere dal silenzio necessita di un dire a mio avviso costruttivo (oggi per carità ne abbiamo bisogno come il pane!), forte e radicato nella memoria, capace di scuotere e risvegliare. Se non altro di accendere domande per formulare nuove risposte e ancora e ancora e ancora risposte e domande. E c’è emergenza di questa nuova semina. Non si può più aspettare. Ogni cosa ci chiede un cambiamento. Serve immergersi nella realtà e riemergere con qualcosa di più sensato, umano, in accordo con la natura e la vita. Emergere non è sbraitare a casaccio. È gestire la propria presenza nel mondo in modo netto e forte, ma flessibile e attento. Serve un ammutinamento sensato da un sistema deviato come il nostro. Solitudine, odio, violenza, ignoranza… Per emergere bisogna avere il coraggio di immergersi prima di tutto in se stessi ed essere disposti a fare rivoluzione.
A Perugia, domenica 7 febbraio alle 17.30 la Sala Cutu del Teatro di Sacco (piazza Giordano Bruno 9, Perugia) ospiterà:
Simone Weil concerto poetico
scritto, diretto, interpretato da Ilaria Drago, con le musiche di Marco Guidi e le luci di Alessandro Grasso.