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GENDER

“Sarebbe inefficace muoversi intorno alla dicotomia tra economia non sessista e sessista quando non si comprende che è lo stesso sviluppo economico ad essere sessista tout court, avanzato proporzionalmente alla distruzione del genere.”

Affrontare un testo di Ivan Illich non è impresa da poco, così come interfacciarsi con tutto il pensiero di questo controverso autore, personaggio dalla cultura sconfinata: pedagogista, storico, scrittore e filosofo, da sempre ostile alla definizione di teologo, nonostante gli studi in teologia e l’ordinazione sacerdotale ricevuta a Roma nel 1951.
Dentro “l’Istituzione” ma parte di quella critica post ’68 alle istituzioni stesse e all’autoritarismo.

Se è vero che ogni essere umano viene identificato anche dal rapporto con l’ambiente e con le altre persone, per Illich, il rapporto industriale si configura invece come un riflesso condizionato rispetto alle comunicazioni provenienti da un altro utente, o da un ambiente artificiale, che egli non sarà mai in grado di comprendere. Lo sviluppo economico verso il quale ci si è mossi, secondo il pensatore è uno sviluppo disumanizzante, in cui l’umano, offuscato da presunte conquiste sociali – in realtà illusorie* – si sta lentamente trasformando in un ingranaggio burocratico.

Per Ivan Illich, ciò a cui stiamo andando incontro – e qui vorremmo aprire la nostra discussione, è un regime del sesso costruito sul “neutro economico”, ossia un’identità indistinta, costretta solo a produrre e a consumare. Ne parliamo con Mauro Coruzzi, in arte Platinette, conduttore radiofonico, autore e volto del piccolo schermo dove si è sempre distinto per il suo umorismo dissacrante, in bilico tra sacro e profano: la sensibilità dell’autore colto da una parte e la sfrontatezza provocatoria della drag queen dall’altra.

* Nella ricostruzione storico-sociale di Illich, per tornare alle conquiste illusorie prima citate – la parità fra i sessi è in realtà un escamotage per raddoppiare la forza lavoro dimezzando le retribuzioni.

 

Che ricordo conserva Platinette di quel mondo? Penso agli anni al Maurizio Costanzo Show, ma soprattutto credi che Mauro avrebbe avuto la stessa libertà espressiva di Platinette?

Per quanto oggi possa fare una valutazione ben diversa rispetto a 20 anni fa,
tempi in cui non c’era questa attenzione sul gender, ma c’era un giornalista, Maurizio Costanzo, che intuiva quanto alcuni personaggi potessero funzionare ed altri no, posso dire che Mauro ha ed aveva la stessa identica possibilità di Platinette, di essere, non dico un fustigatore di costumi perché non lo sono mai stato, ma una persona libera.
Mi riferisco all’essere totalmente scollegato da un’ideologia che mi impone di appartenere a gruppi con riferimenti politici molto forti.
Ho sempre rifiutato l’idea che gli omosessuali debbano essere per forza di sinistra:
è una forma di razzismo, dichiaratamente tale, legare le proprie preferenze sessuali ad un orientamento politico.
In quest’anno tormentato, mi riferisco al DDL Zan, mi è capitato di fare alcune osservazioni che sono state automaticamente lette come degli insulti nei confronti degli omosessuali.

Posso chiederti di farmi qualche esempio?

Per esempio affermare che non sia una sanzione pecuniaria a fornire buon senso a chi non ce l’ha, perché chi chiama “froci” due uomini che si baciano per strada, le leggi neanche le conosce, essendo evidentemente una persona ineducata, priva di cultura.
Chi sottolinea questa continua vessazione secondo la quale gli omosessuali sono inibiti nel parlare, ghettizzati, dovrebbe andare a riprendersi un po’ di letteratura, André Gide, tanto per citarne uno, ma quelle simpatiche finocchie orrende, manco sanno chi sia!
Voglio poter avere la libertà di dire che per me l’utero in affitto è una violenza contro le donne, che non voglio sentir parlare di genitore 1 e genitore 2 perché mi sembra un gulag, oltre che di tornare a cento anni fa.
Questo mi eslcude dal far parte della comunità Lgbtq+ ? E chissene frega!
Forse la delusione è dall’altra parte.

Insomma “Oggi si ha l’illusione di poter dire la propria, ma non è così”, per fare una tua citazione?

Se devo sentire uno come Zorzi che mi promette un sacco di sberle, perché non ho un allineamento con il pensiero dominante, mi chiedo: crediamo davvero che la dichiarazione della propria sessualità sia una necessità per fare capire al mondo chi siamo?
Penso al caso recente di Miss Italia, in cui nella presentazione una delle concorrenti si è dichiarata lesbica. Sono maliziosa se penso che tale dichiarazione abbia intenti diversi rispetto a quello di concentrare l’attenzione mediatica su di sé? Posso trovare una contraddizione in termini, considerato che ci troviamo all’interno di un programma dove il corpo della donna è oggettificato da un tipo di sguardo che ben si allontana dalla condivisione di certi principi?
Penso a Renato zero, mi ricordo come andava in giro negli anni ‘80: una matta col botto.   Non ha mai fatto ammissione del suo orientamento, ma gli interessava qualcosa?

“Ci sono persone che portano la loro pelle come se se la fossero scelta insieme alla biancheria e alla maglietta, e sotto si sente che sono personalità scorticate, di plastica. Altri considerano il proprio ruolo sessuale un busto in cui la loro libido neutra è stata forzatamente rinchiusa dai genitori, una base sulla quale possono mettere qualsiasi vestito o uniforme e poi cambiarlo o magari smettere di portarlo.” […] Il ruolo sessuale, secondo Illich è come una base sulla quale si erigono altri ruoli, ma spesso il problema è che questa base è costruita sin dall’infanzia su di una scelta – possiamo dire imposta- tra due mo(n)di: il maschile ed il femminile ognuno dei quali elabora una diversa concettualizzazione dell’universo. Possiamo chiederti qual è stata la tua esperienza a riguardo?

Io non mi sono mai identificata come una donna. Platinette è un cartone animato, ma nel mio gioco delle parti, posso assumere dei ruoli differenti. Tolta la parucca di permetto di affrontare degli argomenti più seri, come il rispetto per le donne, che deve maturare attraverso la condivisione di alcuni valori.
Purtroppo viviamo in una società che è maschio-centrica, non etero-centrica.
Quindi è inutile parlare di una Donna presidente, se non parliamo di stipendi.
Vagli a togliere ad un uomo il suo potere.

Quello che amiamo molto di te è proprio la capacità di essere sempre provocatoria. L’ironia ha tante facce, sintomo di grande intelligenza, spesso nasconde delle fragilità o delle ferite, altre volte è solo un modo per rendere più sopportabile il quotidiano: cosa rappresenta per te e che ruolo ha avuto nella tua storia personale?

Beh l’ironia per me è sempre stata un’arma, poi magari a casa piangevo. Penso ai primi spettacoli di un gruppo di Drag a cui appartenevo – le più brutte mai apparse (ride) Quando mi tiravano le cicche e le lattine, la mia reazione era quella di scendere dal palco, togliermi la parrucca e dire “allora vuoi fare a botte con un travestito o no?” Non credo che siano le proprie insicurezze che determinano una reazione negli altri.
Non a caso scrissi un libro edito da Mondadori ed insistetti che si chiamasse Finocchie.

La riflessione di Illich sul concetto di “neutro economico” ha dei punti di tangenza con la tendenza attualissima ad assumere un atteggiamento a tutti costi politically correct, che a volte incappa nel rischio di far perdere colore, unicità e di conseguenza empatia nei confronti di chi ci sta parlando o raccontando la sua storia individuale, limitandone la libertà espressiva stessa.  Tu lavori con tutti i media (radio, carta stampata, tv…), possiamo allora chiederti come secondo te sta evolvendo il linguaggio? Quali dal tuo punto di vista sono i limiti e le possibilità di questo mutamento?

Cito di nuovo il mio amico Zorzi, che durante C’è posta per te ha fatto un tweet riferendosi ad un ospite e ad un suo difetto fisico- le sopracciglia- paragonandola ad una concorrente di Drag race. Ecco questo mi ha fatto capire che quella stessa cattiveria che lui imputa agli altri in fondo la adotta poi lui stesso. Quindi questo politically-correct è effettivamente tale?

Ripenso anche ad un’altra tua affermazione in cui dici: “Mi infastidisce quando per una forma di buonismo molto comune tutti dicono sii te stesso; a me verrebbe da dirti sii qualcun altro, per vedere qualcos’altro!”

Sei il mostro di Rostov e devi volere bene a te stesso! C’è una forma di edulcorazione verso se stessi impressionante, neanche gli allegati di Mani di fata dicevano delle cose così prevedibili e francamente inutili.

Se pensiamo alla cultura Drag storicamente, sia sul piano artistico che sociale, ha sempre avuto proprio questa coerenza di messaggio irresistibile: poter essere chiunque. Dai tempi di Carlo II, passando per il teatro, gli speakeasy, i Pansy craze, i Drag balls, fino ad oggi non ha mai perso la sua potenza espressiva. Come convivono ad oggi le anime di Mauro e Platinette?

Far funzionare insieme una parte razionale ed una irrazionale di me, è una vera e propria terapia. Se io oggi ho 60 anni e mi comporto come se fossi una cretina che gira per viale Ceccherini a Riccione, ecco, voglio continuare ad avere quella doppiezza fino a che avrò fiato! “Every breathe you take!”

 

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