di Valerio Bartolini
Quando si parla di disuguaglianza di solito il tutto viene ridotto a macchietta e se qualcuno invoca una minore disparità di reddito tra gli individui viene immediatamente catalogato come uno statalista fannullone non produttivo e non competitivo.
Anzitutto cosa è la disuguaglianza e come si misura?
La disuguaglianza riguarda la distribuzione della ricchezza e si misura mediante il coefficiente di Gini che può assumere valori compresi tra 0 e 1: nel primo caso avremo la stessa ricchezza per tutti (nessuna disuguaglianza) nel secondo uno ha tutto e gli altri niente (massima disuguaglianza).
Fin qui nulla di strano, tutti a parole invocano un mondo più equo ma quali sono le reali conseguenze delle disparità di reddito?
Quando l’ho scoperto sono rimasto molto sorpreso, sono le più disparate e a volte nemmeno intuitive.
I grafici sono stati estratti da QUESTO sito. Cliccaci sopra per ingrandirli.
Amo i numeri e soprattutto i grafici, senza i dati nessuna analisi è possibile e si ricade nel luogo comune.
In questo caso le cifre sono particolarmente eloquenti e alcune cose saltano immediatamente all’occhio:
- I tanto blasonati USA hanno numeri da terzo mondo
- La cara e vecchia Italia non è poi così male
- I paesi che ne escono vincenti sono i nordici e il Giappone che condividono un efficiente welfare
- I paesi che ne escono perdenti sono i paesi anglosassoni con un’impostazione liberista
Socialista! Comunista! Marxista! Vi diranno se provate a mostrare questi grafici in giro, in realtà la lettura dei dati ha a che vedere solo col funzionamento del cervello e non ha niente in comune con la propria appartenenza politica.
Andiamo a vedere se la correlazione tra liberismo e disuguaglianza è riscontrabile in altre sedi: come sappiamo negli Usa, dopo l’insediamento di Reagan (1981-1989) si ha una netta virata verso il liberismo mentre nel trentennio post-bellico le democrazie occidentali più avanzate condividevano un approccio di tipo keynesiano in ambito economico, ovvero capitalistico ma con lo stato a disciplinare (ove necessario) i difetti dei mercati che invece poi si sono scoperti essere divinità infallibili (sic!).
Fonte: http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2015/04/gini.png
Come è facile vedere l’indice di Gini negli states ha un’impennata negli anni ’80 e non accenna a diminuire in quelli successivi indipendentemente dal colore dei governi.
In quest’altro grafico si mostra il numero di americani incarcerati che impenna negli anni ’80, per cui o gli Americani sono diventati improvvisamente molto cattivi oppure l’aumento delle disparità socio-economiche non fa che aumentare il numero dei disperati costretti a delinquere per sfamare la propria famiglia.
Per avere un’idea migliore della disuguaglianza nel mondo consiglio la visione di questo video
https://www.youtube.com/watch?v=IFYA-bD3ZcE
Ora abbiamo capito quanta disuguaglianza c’è e quali conseguenze devastanti comporta nella nostra società e soprattutto che i governi che si sono succeduti dopo gli anni ’80 hanno perseguito di fondo le stesse politiche liberiste semplicemente cambiando casacca di volta in volta.