Yang Kyoungjong era coreano. Nel 1938 si arruolò nell’esercito imperiale giapponese, che all’epoca controllava la Corea, in un’armata creata con lo scopo di arginare la crescente minaccia sovietica. Quando poi, ancor prima dell’invasione della Polonia da parte dei tedeschi, iniziarono gli scontri tra giapponesi e sovietici, Yang fu catturato dall’Armata Rossa e spedito in un campo di lavoro. Nel 1942 i sovietici, nel pieno dell’invasione nazista, reclutarono migliaia di prigionieri da spedire al fronte. Yang fu uno di questi. Nel 1943 fu catturato dai tedeschi in Ucraina. Infine, nella primavera del 1944 si ritrovò di stanza in Normandia, in un battaglione Ost (ovvero composto da prigionieri del fronte orientale). La parabola del povero Yang illustra in che stato fossero le truppe di fanteria di stanza in Francia e – in questo caso – in Normandia. Con il cuore delle forze tedesche schierato sul fronte orientale, le divisioni meglio addestrate ed equipaggiate della Wehrmacht difendevano il punto più scontato per lo sbarco in Francia, ovvero il Pas de Calais.
Negli ultimi due anni di guerra gli Alleati avevano ormai ottenuto un controllo quasi completo dei cieli e dei mari (al netto di alcuni U – Boot che provavano a punzecchiare la mastodontica flotta congiunta). I tedeschi provavano a colmare questo enorme svantaggio con delle divisioni di Panzer ancora decisamente temibili, alcune sparute divisioni di fallschirmjäger (paracadutisti) e cemento. Tanto cemento. Per l’esattezza, 17 milioni di metri cubi di cemento riversati sulle coste di Francia, Belgio, Olanda, Danimarca e Norvegia. Hitler confidava ciecamente nella ‘Fortezza Europa’ a differenza della Volpe del Deserto, Erwin Rommel, che prese il comando delle forze stanziate in Francia per fronteggiare l’invasione imminente.
Ne erano tutti consapevoli, per primi i soldati che sorvegliavano i mastodontici bunker sulle spiagge francesi: gli Alleati sarebbero sbarcati prima della fine dell’estate. L’ordine, per le truppe di guarnigione, era uno ed uno soltanto: attendere. Ed attesero così per mesi interi l’arrivo della più grande flotta mai vista nella storia. L’espressione ‘guerra mondiale’ trova un senso importante nei due eserciti schierati da un lato all’altro della Manica. Da una parte americani, inglesi, canadesi, francesi, polacchi, norvegesi, belgi, olandesi, cechi, greci, australiani e neozelandesi. Dall’altra parte la guarnigione tedesca la quale, come abbiamo visto, affiancava alla componente teutonica un discreto numero di russi, ucraini e polacchi, i quali quindi si trovavano di fronte alla concreta possibilità di trovarsi faccia a faccia con i loro compatrioti su due schieramenti diversi.
Ad inizio giugno i bombardamenti si accanirono particolarmente contro le infrastrutture nel nord della Francia, danneggiando gravemente i collegamenti tra Il Pas de Calais, la Normandia ed il resto del paese. Il giorno si avvicinava. I reparti tedeschi attendevano il momento quasi con trepidazione, spinti dalla propaganda che dipingeva il Vallo Atlantico con una fortezza inespugnabile; i battaglioni Ost, al contrario, attendevano l’attimo giusto per piantare una pallottola nella schiena dei loro ufficiali tedeschi ed arrendersi agli Alleati. Nei bunker si parlava poco, gli occhi sempre fissi sulla Manica. Alcuni avevano preso le sembianze di veri e propri villaggi in verticale, con ospedali, cucine, dormitori e sale comuni, come nel caso del grande bunker di Ouistreham.
Per gli Alleati, tuttavia, queste fortificazioni non rappresentavano un obiettivo per i loro bombardamenti per due motivi: i tedeschi sarebbero stati in grado di riparare i danni in un tempo relativamente breve e, soprattutto, un bombardamento sui bunker avrebbe inevitabilmente fatto venir meno il fattore segretezza, di importanza primaria per il successo di Overlord. Per i bunker, e soprattutto per i loro occupanti, si prospettava invece un’ora di inferno poco prima dello sbarco.
Viste le avvisaglie dei giorni precedenti, tutti i tedeschi furono sollevati dalle pessime condizioni climatiche sulla Manica la notte del 4 giugno. Dai soldati sulle spiagge al generale Rommel, il quale tornò in Germania per festeggiare il compleanno della moglie. Il giorno dopo il tempo migliorò leggermente, ma comunque, dal lato francese dal canale, vi erano seri dubbi su un’invasione nei giorni seguenti.
La notte del 6 giugno trascorse lentamente. Alcuni parlavano di numerosi raid di paracadutisti nell’entroterra, dall’Orne al Cotentin. Raid. Una distrazione per il vero obiettivo, il Pas de Calais. Le comunicazioni risultavano quasi impossibili a causa delle manomissioni della resistenza. Lo facevano spesso, ma questa volta molte unità si trovarono completamente isolate.
Ben presto, la più grande armata di invasione nella storia fece capolino oltre l’orizzonte, per lo sgomento dei tedeschi e per la gioia dei francesi, nonostante le migliaia di morti causate dai bombardamenti nel mese precedente. Sarebbe stata la Normandia. Il Vallo Atlantico sarebbe stato spezzato in un tratto di costa che andava da Ouistreham alla penisola del Cotentin. Hitler, l’unico che avrebbe potuto autorizzare l’impiego delle divisioni di Panzer schierate nell’entroterra, dormiva. Rommel era in Germania. Da Est, giungeva voce che truppe aviotrasportate inglesi avevano ormai occupato gli ultimi ponti rimasti intatti sull’Orne e sul Canal de Caen a la mer. I paracadutisti americani erano ovunque alla base del Cotentin.
Rimanevano loro, i soldati nei bunker. L’attesa era finita, adesso cominciava la sopravvivenza. Ben presto, essi furono ricoperti da una pioggia di fuoco: la marina martellò incessantemente le posizioni tedesche ed allo stesso tempo i bombardieri alleati scatenarono l’inferno sopra i bunker. Il destino delle migliaia di soldati di guarnigione del Vallo Atlantico fu determinato dalla conformazione del terreno e da una combinazione tra la bravura degli armieri alleati e la fortuna, che spesso voleva dire una manciata di secondi di anticipo o ritardo. In quella che sarebbe stata in seguito rinominata Utah Beach, le difese tedesche poterono poco contro le bocche di fuoco alleate. Intere guarnigioni furono spazzate via e lo sbarco delle truppe americane fu relativamente agevole.
Più a Est, tra i villaggi di Vierville, St Laurent e Colleville, la 352esima divisione di fanteria subì come gli altri un feroce bombardamento: quando questo finì, tuttavia, i soldati tedeschi scoprirono, guardandosi intorno, che il bombardamento aveva colpito soprattutto i villaggi alle loro spalle. Gli alleati avrebbero pagato caro quella manciata di secondi di ritardo. Anche la sopravvivenza era finita. Adesso, ad Omaha Beach, comandavano loro.
Davide Gallucci
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