Nei tre giorni di “Fa la cosa giusta!”, sospinti dal vento della Rivoluzione che non conosce bonaccia, ci siamo aggirati tra gli stand dei due padiglioni alla ricerca di quelle realtà che, nel proprio mondo, si contraddistinguono per una particolare spinta propulsiva verso la sovversione poetica. E ne abbiamo trovate alcune che meritano di avere un piccolo posto al Sole per il coraggio, la dolcezza, la bellezza o la sfrontatezza del loro messaggio. O più semplicemente perché a differenza di altri avevano qualcosa da raccontarci che ci ha fatto riflettere e volare leggeri.
Gesù e Rivoluzione
Il primo incontro, che ci ha risollevato il morale in un sabato mattina piuttosto desolante, è stato quello con Claudio, missionario dei padri saveriani di Parma. La sua barba folta e il vestito giallo in stile panafricano fanno pensare ad un prete sui generis. I libri “per cambiare” sulla sua bancarella ce ne danno la conferma. Tra qualche pubblicazione più tradizionale spuntano numerosissimi testi in cui la Gesù e Rivoluzione vanno di pari passo. E così sotto i nostri occhi passano le biografie di Jiulius Nyerere, gli inviti alla lentezza e al riposo, i libelli contro il capitalismo verde e le pubblicazioni sull’accoglienza dei migranti. Ma più dei libri quello che sorprende veramente è la storia di questo missionario che non vuol farsi chiamare padre. Trent’anni in Burundi, piccolo Paese nella regione dei Grandi Laghi, che viene da un secolo di colonizzazione e mezzo di guerre intestine. E Claudio, due volte espulso dal paese (“avevo la lingua troppo lunga”) le ha praticamente vissute in prima linea. E così ci parla degli effetti nefasti del colonialismo, delle lotte per “il vuoto potere”, degli errori dei vertici religiosi locali, ma soprattutto del suo lavoro e di quello dei suoi fratelli. Basato sul perenne tentativo di ricucire quei fili che tanti anni di odio hanno slacciato, fili che solo l’amore per il prossimo può rinsaldare, fili che vanno incessantemente curati affinché non si spezzino mai più. E questi fili in cui si intersecano Gesù e Rivoluzione, Padre Claudio ce li racconta così.
La Rivoluzione oltre la specie
Il nostro viaggio tra gli stand “più giusti” della fiera ci porta verso i ragazzi di “Ippoasi”, un rifugio per animali liberati situato a San Piero a Grado. Qui sono la dolcezza e la delicatezza di Nathalie nel raccontarci di questa “fattoria della pace”, in cui esseri viventi di ogni specie e provenienza convivono armonicamente, a donarci un sorriso. Il sorriso di chi sa che, in questo mondo di sopraffazione e violenza, ci sono ancora persone che combattono affinché l’umanità riscopra quel sentimento di empatia e amore verso l’altro che dovrebbe guidarci tutti. Un sentimento che i modelli culturali imperanti, le logiche economiche, le strutture sociali cercano di stritolare invitandoci alla prevaricazione del diverso da noi, sia esso vecchio o bambino, piumato o peloso, bianco o nero, con gli zoccoli o con le pinne. Un sentimento che però continua a vivere in tutti quelli che fanno la giusta. E così anche a Nathalie chiediamo di raccontarci la sua esperienza e perché ritiene veramente rivoluzionario il suo messaggio. Sentite cosa ha da dire, perché è importante.
Solidarizzare la Rivoluzione
Il nostro peregrinare ci conduce da amici che conosciamo bene e di cui apprezziamo intensamente il lavoro. Sono i ragazzi di Monimbò, la bottega del commercio equo e solidale. Qui ci aspettano Monia e Virginia, giovanissime socie della cooperativa e attiviste nel mondo Fairtrade. Ci raccontano del lavoro che Monimbò porta avanti dal 1992; un lavoro fatto di sensibilizzazione, di informazione e soprattutto di rapporti umani tra produttori e consumatori. Perché il loro obiettivo è questo: portare da ogni luogo del mondo, vicino o lontano che sia, dei prodotti partoriti e realizzati senza sfruttamento degli individui, delle comunità, dell’ambiente. Un messaggio autentico di pace e Rivoluzione che con emozione malcelata ci raccontano così.
Gioia e Rivoluzione
L’ultima tappa del nostro vagabondaggio è quella che ci conduce al cospetto dell’intramontabile Vincenzo Sparagna. Scrittore, disegnatore, fumettista, letterato, artista e senza dubbio poeta dei giorni presenti, passati e futuri. Storico fondatore di Frigolandia, “la prima repubblica marinara di montagna” e ovviamente rivoluzionario oltre ogni limite. Ci accoglie tra un mare di riviste storiche, come Cannibale, Il Male, e Frigidaire. Numeri più o meno datati, tra cui emerge una mitica edizione di fine anni 80 con allegato tanto di semi di cannabis. “Sono ancora buoni” ci dice Sparagna, in arte Tersite. Tersite come l’anti-eroe di omerica memoria. Eppure per noi Vincenzo è tutto tranne un anti-eroe. Ci rapisce con i suoi racconti, quelli di una storia lunga una vita fatta di movimento, irrequietezza, insubordinazione. Ci affascina con vicende d’amore e d’amicizia, di legami intensissimi e mai dimenticati. Ci esalta con l’umorismo di chi non ha mai smesso di lottare. E allora la parola a Vincenzo, alla sua storia e al magico connubio tra gioia e rivoluzione.