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“Conosco Claudio da tanti anni ormai. Le nostre strade si sono incrociate nel 2001. Prima del G8 di Genova. A quei tempi io ero a L’Ora di Palermo. E per una bella intuizione decidemmo di seguire quei giorni (che ora fanno parte della storia di questo paese) con un gruppo di giovani, forti, intelligenti, creativi. E Claudio Calia fece il reportage live “My own private G8” (lo trovi qui), disegnava una striscia al giorno dalla postazione nella Scuola Diaz. E successivamente, lavorando ancora insieme, tenne una rubrica a fumetti su Tribù Astratte, prima mensile di interferenze culturali, poi esperimento interessante di web-journalism (I disegni sul cartaceo e e CominiAdesso)”. Questa la presentazione di Antonio Cipriani per rilanciare il reportage live dalle strade del G8 di Genova nel luglio 2001. Racconta Calia: “Disegnavo una striscia al giorno dalla mia postazione alla Scuola Diaz, lo spazio riservato a Radio Sherwood da cui curavamo le dirette e l’aggiornamento del sito internet”.
Un modo diverso, sicuramente innovativo, di fare giornalismo. Con uno stile e un’attenzione per il segno e per la parola. Come abbiamo ricordato su Emergenze, parlando dell’opera poetica di Lello Voce: “Con Lello e con Claudio, ai tempi di Palermo facemmo prima sull’Ora e poi su Tribù Astratte un lavoro spettacolare di poesia e graphic journalism sul G8 di Genova, sulla Diaz, su Carlo Giuliani. Una controinchiesta con i fiocchi. A caldo: la prima, la migliore. In quel 2001 loro erano sul campo, come inviati, a Genova insieme con due giovani croniste, Manuela Collarella e Caterina Coppola che dormivano nella Diaz ed era lì la notte del massacro. Al telefono si piangeva, per i lacrimogeni e per la rabbia. Non abbiamo mai dimenticato né quei giorni di sangue e ferocia, né lo spirito che ci ha portato a pensare che due artisti e due giovanissime potessero narrare meglio e più profondamente la realtà. Spiazzandola, rovesciandone le consuetudini, da barbari come siamo e saremo”.
La necessità di raccontare meglio l’opera di Claudio Calia, degli eroi del giornalismo rivoluzionario e romantico, viene proprio per riprendere il filo. Perché per noi la memoria non è dentro una teca, ma è quello che occorre sovvertire il presente nell’azione. Non è maestra, è energia.

Queste le tavole di Calia sul G8.

 

Claudio Calia, reportage live da Genova 2001
Claudio Calia, reportage live da Genova 2001

 

Matita e lotta.

Calia ha continuato a disegnare, a scrivere storie con la matita e a china. Per esempio Dossier Tav è citizen journalism nel modo che ci piacerebbe sempre fosse: giornalismo della partecipazione e dell’attenzione, aggiungerei. Si tratta di un’inchiesta illustrata sulla questione democratica legata alla realizzazione della Tav in Val Susa firmata (scritta e disegnata) da Claudio Calia, che guida il lettore con poesia e fantasia per i tortuosi e complicati itinerari di una storia emblematica italiana.
Citando da Globalist: “Lo sfoglio parte subito ardito e forte. Con tavole bellissime ispirate dal Treno partorito dal sole di Fortunato Depero, un inno alla velocità e all’acciaio. All’opera imprescindibile, a sentire Monti, che se non fosse realizzata sull’onda ideologica del mercato della velocità, farebbe slittare l’Italia in un tuffo nel Mediterraneo. Roba strana, questa immagine del tuffo. Mostra il segno di un’ideologia ben precisa che si declina in un uso legittimo, o discutibile, della forza da parte dello Stato. In virtù di un interesse nazionale superiore a qualunque interesse locale. Attraverso i suoi apparati militari. O mediatici, laddove l’informazione (e buona parte della politica) partecipano alla costruzione simbolica di un nemico pubblico, che sarebbe il cittadino che si oppone. E che lo fa in tutti i modi consentiti e talvolta no della mobilitazione popolare di massa.
Calia con la sua inchiesta non parte da una tesi e neanche narra una storia per dimostrare qualcosa. Mette in fila ciò che si sa. Raccoglie e mette in fila i fatti, dichiara. Passo dopo passo.
La storia del Tav comincia negli anni Novanta. Anzi proprio nel 1990. Ed è incredibile pensare che in questi 22 anni il mondo è cambiato. C’era il governo Andreotti VI, con il pentapartito. George Bush padre era il presidente americano e Mitterand era il presidente francese. Insomma un altro mondo, con altre idee di futuro. Di un futuro che è mutato sotto l’occhio attento del tempo, costruendo una storia diversa da come era stata ipotizzata.
Meno che in Val Susa. Lì è successo qualcosa di profondo, una valle è stata militarizzata e un popolo alle strette. E lì è successo il miracolo, o sta succedendo il miracolo: le persone, insieme, stanno cambiando la storia. Stanno rendendo discutibile una decisione inderogabile. E Calia scrive nell’introduzione: “Anche una piccola valle in mezzo alle montagne può piegare il corso della storia”. E su queste basi comincia il racconto, si snoda l’inchiesta.
Ed è questa consapevolezza che ci portiamo dietro che ci salva la vita, che ci restituisce libertà: che la storia la fanno sempre gli uomini e le donne, le comunità, le persone. Chi sceglie la democrazia e la partecipazione, chi si batte per un principio giusto e non per un vantaggio.
Per il resto vi consiglio di leggerlo questo libro-inchiesta. Di farvi rapire dalle tavole disegnate alla grande, dai dubbi dell’autore, dalla dolcezza della piccolina, sua figlia, che fa capolino. Come in questo video”.

Dossier Tav di Claudio Calia
Dossier Tav di Claudio Calia

Per saperne di più cliccate sul sito di Claudio Calia.

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