Cabourg era li, elegante come al solito, mentre più ad occidente si intravedevano nell’oscurità i due corsi d’acqua paralleli, ovvero l’Orne ed il canale di Caen. Il maggiore Howard ed i suoi uomini li osservavano da lontano, nei loro alianti in progressivo avvicinamento alla costa normanna, ben consci che essi avrebbero rappresentato il fronte orientale per i primi giorni dell’invasione, considerando che gli obiettivi principali degli Alleati, Cherbourg e Caen, si trovavano ad Ovest dell’Orne. I ponti che attraversavano il fiume ed il canale erano gli obiettivi principali dei paracadutisti della sesta divisione aerotrasportata, vista la presenza nella zona del Pas de Calais (il luogo più adatto allo sbarco in termini di distanza dalle coste britanniche e dunque maggiormente fortificato e presidiato) della maggior parte delle forze tedesche, soprattutto in termini di divisioni corazzate.
La missione della 6° aviotrasportata – parallelamente alle azioni dei paracadutisti americani nel Cotentin, segna la definitiva rottura tra la concezione moderna e quella contemporanea del conflitto. La linearità del fronte, punto fermo dei conflitti moderni e, soprattutto, della Grande Guerra, viene definitivamente spezzata dall’utilizzo delle truppe aviotrasportate; allo stesso modo, questo utilizzo ‘spregiudicato’ dei paracadutisti porta con sé dei rischi enormi, non ultimo la possibilità di un completo annientamento nel caso di fallimento degli sbarchi e, conseguentemente, di un isolamento prolungato in pieno territorio nemico. Con questa consapevolezza, e con la responsabilità della tenuta del fianco orientale dell’intera invasione, Howard ed i suoi uomini si approcciavano ai loro obiettivi: i ponti di Bénouville e Ranville, i quali permettevano l’attraversamento rispettivamente del canale de Caen à la mer e del fiume Orne.
L’aliante offre forse un’immagine meno spettacolare delle orde di paracadutisti, ma compensava con la sua estrema silenziosità e, specie nel caso di Pegasus Bridge, precisione. Se i paratroopers statunitensi, più a ovest, raramente atterrarono nei luoghi previsti, il maggiore Howard ed i suoi uomini arrivarono a poche decine di metri dal ponte; i tedeschi posti a difesa del ponte pensarono che il leggero rumore prodotto dall’atterraggio in planata del velivolo fosse semplicemente un pezzo di aereo abbattuto dalla contraerea. Un errore che si rivelò fatale.
Ci vollero meno di dieci minuti per mettere in sicurezza il ponte. I tedeschi, presi completamente di sorpresa, furono rapidamente sopraffatti, mentre gli inglesi persero due uomini: furono i primi caduti di Overlord su entrambi i fronti, circa 30 minuti dopo la mezzanotte del 6 giugno. E non furono gli ultimi, dato che il maggiore Howard ed i suoi uomini, che furono rinforzati nel frattempo da ulteriori elementi della 6° aviotrasportata, furono impegnati nel respingere numerosi contrattacchi tedeschi durante tutta la notte e la mattinata seguente.
Il destino degli uomini del maggiore Howard era dunque strettamente legato alle truppe in arrivo ad Ouistreham, sulla spiaggia denominata Sword, il punto più orientale dell’assalto anfibio. Nello specifico, i Commando inglesi ebbero l’ordine di recarsi immediatamente verso i ponti una volta sbarcati. A guidare le forze speciali britanniche vi era Simon Fraser, 15esimo Lord di Lovat, carismatico nobiluomo scozzese tutto d’un pezzo, assistito dal soldato Bill Millin, il quale, tra lo sconcerto di alleati e nemici, sbarcò a Ouistreham armato solo di un coltello e della sua fidata cornamusa. Lord Lovat scelse personalmente Millin come suo assistente, e gli ordinò di accompagnare lo sbarco dei Commando con il suono del suo strumento, contravvenendo ad uno specifico divieto dell’Alto comando. Le sinfonie scozzesi tornarono quindi a fare da sottofondo agli orrori della guerra in Francia dopo 28 anni, quando esse accompagnarono la carica delle forze britanniche contro i tedeschi sulla Somme.
Seduti al Café Gondrée (meglio noto, a partire da quella lunga notte del 6 giugno 1944, come il ‘primo edificio francese liberato’), a pochi metri dal ponte, non si può non pensare all’incontro tra il maggiore Howard ed i suoi uomini con Lord Lovat ed i Commando inglesi, nella tarda mattinata del giorno più lungo. La conferma del successo della loro missione arrivò, per le truppe aviotrasportate, con il suono di una cornamusa. Il fianco orientale di Overlord era stato messo in sicurezza, lo sbarco a Sword, nonostante qualche intoppo, aveva avuto successo e le forze britanniche muovevano alla volta di Caen. Per la 6° aviotrasportata la notte più lunga era giunta al termine. La vittoria portava il segno del silenzio degli alianti e delle rumorose cornamuse scozzesi.
Questo può ritenersi vero soprattutto per quanto riguarda Bill Millin. Arrivati nei pressi del ponte, Lord Lovat esordì con un ‘Sorry for being late’, conscio dei due minuti di ritardo della sua unità: con il soldato Millin in testa, i Commando attraversarono Pegasus Bridge marciando, esponendosi al fuoco dei tedeschi appostati non troppo lontani. Dodici uomini furono colpiti, ma Millin, che marciava diversi metri davanti i suoi commilitoni armato solo di coltello e cornamusa, rimase illeso. Più tardi chiese a due tedeschi catturati nelle vicinanze il motivo per cui non spararono ad un bersaglio così facile: ‘doveva per forza essere un matto, non ne valeva la pena’, risposero.
Davide Gallucci
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