di Alice Kiddo
L’associazione Adicittà ha sede a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, e si occupa di rigenerazione urbana attraverso laboratori condivisi fra popolazione locale e artisti internazionali. Sta lavorando a una guida cartacea alla città che si chiama “Kiwi – Deliziosa Guida di Rosarno”. Molti i punti in comune con il collettivo Emergenze, che ci hanno spinto al dialogo con uno dei più attivi promotori del progetto, Angelo Carchidi.
Alice – Buonasera Angelo, tu sei architetto nato a Rosarno e primo promotore dell’associazione Adicittà. Sono molti i punti in comune il collettivo Emergenze, infatti anche voi vi occupate di rigenerazione urbana e di editoria. Prima di parlare di questi punti di vicinanza vorrei fare una provocazione a proposito di “Kiwi – Deliziosa Guida di Rosarno”. State editando questa guida elaborata all’interno di un laboratorio di scrittura collettiva e quindi di un laboratorio sociale, avevate incluso la tendopoli che stata ieri sfondo di un episodio di cronaca nera?
Angelo – KIWI oltre ad essere l’esito di un laboratorio editoriale di comunità, è il momento finale di un percorso che parte dal 2012. Prima con l’organizzazione di due edizioni del festival della rigenerazione urbana, quindi con i vari workshop di programmazione urbana che hanno analizzato il territorio e il processo messo in atto. Ti ringrazio per la domanda! La tendopoli messa su dal Ministero dell’Interno, abitata da persone provenienti da molti paesi africani, lavoratori stagionali, è diventata negli anni un ghetto in cui risiedono tutto l’anno centinaia di giovani in condizioni vergognose. Lontani da un’idea colonialista di “educazione alla civiltà” e distanti dallo sfruttamento mediatico di una realtà così complessa (spesso utilizzata da giornalisti, politici e attivisti come palcoscenico), sprovvisti dei mezzi e delle risorse necessarie per il coinvolgimento delle persone residenti nella tendopoli il nostro approccio è stato di analisi. Il libro ospita i contributi di antropologi e sociologi che hanno studiato a lungo la realtà della tendopoli, studiosi lontani dai riflettori che mostrano i problemi e le vite che abitano quel luogo sotto forma di racconto. Durante la redazione abbiamo coinvolto molti nuovi rosarnesi originari da altri paesi, ma non gli abitanti della tendopoli. Vista la complessità della situazione e rispettando la sensibilità delle persone che ci vivono, abbiamo preferito utilizzare il libro come supporto per quelle sane associazioni che realmente aiutano queste persone in difficoltà.
Alice – Sono molto colpita dal rammendo di trama urbana che state facendo, un lavoro che scava nella memoria del singolo per farsi collettivo tramite la pubblicazione su carta. Sicuramente avrete incrociato altre associazioni. Quali sono i vostri rapporti con loro? Sul vostro territorio agisce un’associazione importante come SOS Rosarno.
Angelo – Con le nostre azioni a Rosarno vogliamo, prima di tutto, risvegliare e rafforzare il senso di comunità, in un contesto che vive veloci trasformazioni sociali e culturali, mettendolo a confronto con altre realtà ed esperienze. Più che rammendo urbano (definizione debole per un territorio così articolato e complesso) la nostra è una tessitura. In questo processo è stato fondamentale, fin dal primo momento, il coinvolgimento delle forze attive del territorio. Il lavoro con le associazioni in KIWI è stato ottimo, sia per il livello di attenzione e passione messo nella redazione dei contenuti, che per la consapevolezza nel condividere un progetto così nuovo. Abbiamo cercato di trovare azioni progettuali e contenuti coerenti con le diverse nature. L’esito è un mosaico in cui ogni realtà ha trovato uno spazio e un suo modo di raccontarsi e di narrare il territorio. Il rapporto con le associazioni, dopo alcuni momenti di difficoltà (il corteggiamento e la conoscenza possono anche incontrare attriti e incomprensioni nel loro cammino) è ora quello che dovrebbe essere: collaborazione nei progetti nati per essere comuni, partecipazione agli eventi organizzati dagli altri, scambio onesto di diverse opinioni sui temi riguardanti il territorio.
Alice – La vostra associazione Adicittà ha organizzato diversi festival urbani a Rosarno, con artisti e architetti da tutta Europa, i quali venivano ospitati con la formula dell’ospitalità diffusa. Di conseguenza massaie, che altrimenti non avrebbero partecipato, sono invece state le protagoniste indiscusse. Alcuni piatti sono leggendariamente scolpiti nella memoria degli artisti che avevate invitato. Noi di Emergenze prendendo in gestione l’edicola 518 abbiamo attivato uno spazio di agopuntura urbana. Tu eri presente all’inaugurazione, che tipo di energia hai percepito?
Angelo – Il successo di progetti di riattivazione urbana sta nella semplicità del racconto di azioni complesse e di azioni di lungo termine, ma anche nell’utilizzo in maniera nuova e imprevedibile di luoghi e linguaggi riconoscibili dalla comunità. Fin dai primi incontri con Emergenze (durante il festival UmbriaLibri ’15) abbiamo percepito energie e interessi comuni. Partecipare all’inaugurazione dell’Edicola 518 è stato, quindi, quasi scontato. Eravamo anche spinti da un vibrante interesse. La pioggia insistente è stata superflua rispetto ai sentimenti! Come durante gli eventi organizzati a Rosarno, l’iniziale sorpresa, la successiva partecipazione spontanea dei passanti, ignari dell’inaugurazione, sono state le sequenze di un film visto, che mi colpisce e mi emoziona sempre. Di questo tipo di situazione mi interessa la reazione degli “sconosciuti”, di chi non è coinvolto direttamente. L’energia di un posto usuale come un’edicola è amplificata dall’intelligenza di un’intuizione, dalla passione per un progetto di luogo che era (già) appartenente alla storia di un luogo e di una comunità. Come restare impassibili davanti a tutta questa energia? Resta impossibile non prendere gli insegnamenti che queste piccole azioni danno. Perché non provare a tessere relazioni tra territori, che pur distanti e diversi, manifestano la stessa voglia di crescita e di sorprendente normalità?
Alice – Sicuramente per noi di Emergenze è di grande stimolo il confronto con una realtà articolata come la vostra. Ci terremo in contatto per eventuali progetti, anche all’interno di Edicola 518.
Foto di Ettore Guerriero