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di Francesco Merlino

Bolzano.

No scusate, via Bolzano, quindici, Roma.

Primo gennaio 2016, ore nove di mattina. Da quando il mio piede è uno ma le mie scarpe sono due sono abituato a situazioni di questo tipo: spaesamento.

Sono arrivato qui ieri alle 18:00 per festeggiare il capodanno col mio cuore, ripartirò tra un’ora da Roma Tiburtina con il treno regionale 21883 diretto ad Avezzano, per pranzare coi miei ricordi. Mi metto i pantaloni e scendo in strada. Credo mi debbano intitolare una nazione perché sono il primo esploratore ad aver scoperto la mattina del primo gennaio. E metteteci pure che le nove di oggi penso corrispondano alle cinque dei giorni comuni, se non qualcosa in meno, in questo cambio valuta che tiene conto del sonno e della occasionale deflazione del malto d’orzo: al Simply offerta di capodanno, prendi tre bottiglie da 0,66 e ne paghi due.

Quindi: sono le nove di mattina di capodanno, le cinque di mattina di un giorno qualunque. E ciò che rende il tutto più surreale è che mi trovo a Roma ma non c’è nessuno. Non ci sono i romani, ma nemmeno i pakistani, i marocchini, i rumeni, i padani. Oggi sono in ferie anche turisti e terroristi, gli ultimi hanno sparato qualche raudo intorno alle cinque, poi sono tornati a casa. Non ci sono vite da conoscere né da interrompere. Tranne la mia. La mia vita che penzola tra il piede destro e quello sinistro nel silenzio.

“Svoltare a desta su via Lorenzo il Magnifico”

Uno stormo di piccioni vola via.

Mi ero scordato di quella donna, quella del navigatore, alla quale ho affidato i miei passi per arrivare fino al piazzale della stazione. L’avranno sentita fino al Colosseo per quanta è la calma. Vorrei mangiare, ma è tutto chiuso. L’unica attività aperta è un arancio che propone i frutti dai suoi rami, proprio di fianco a un cassonetto, tra la grande bellezza e la grande monnezza. Tiro dritto. Devo svoltare in via Lorenzo il Magnifico. Vorrei tanto documentare questa deriva ai limiti del normale, ma gli Dei non vogliono, né il mio né Steve Jobs, ed il tremendo vaticinio compare sullo schermo del mio telefonino: memoria piena. Dovrò ricominciare ad usare la mia.

Svolto.

Proprio lì, all’angolo della strada, d’improvviso un dobermann mi ringhia e abbaia contro, mentre il suo padrone ripete al telefono che proprio “nun se pò fà!”.

La rottura così brusca del silenzio da parte della belva mi impietrisce. Lo guardo spaventato, lui mi riguarda. E devo dire che è vero quello che si dice, che in quei momenti tutta la vita ti passa davanti. E di colpo ti ritrovi a pensare che è proprio come diceva tua madre, che è un attimo a passare dalla vita alla morte, dal “alle 10 da Bata” col tuo clan al Bataclan. Ma non è ancora la mia ora e l’uomo, collegato al cane da un guinzaglio senza far capire chi sia a portare a spasso chi, chiude la telefonata e tira via.

Sono salvo per un pelo e la mia situazione di miracolo ambulante si manifesta negli occhi dei vecchi, gli indigeni, che mi vedono passeggiare assieme a loro, in quell’angolo incontaminato di tempo che era sempre stato solo loro.

Via Lorenzo il Magnifico mi sembra non finire mai. Penso di sognare fino ad esserne quasi certo.

Ma a me sognare piace e ho sempre creduto alle favole, affascinato dalle storie per le quali vige la regola “non è vero ma ci credo”. E allora ci voglio continuare a credere nella mattina del primo gennaio, come nell’amore che mi ha fatto arrivare fin qui e per il quale ora prenderò un treno per Avezzano.

Sento passi in lontananza, sempre più vicini, finché il rumore non si materializza dinnanzi a me con fattezze umane per poi filare via, veloce come il vento. È un uomo che fa jogging la mattina di capodanno, un’ennesima storia di coraggio che mi fa vivere, che mi fa scrivere.

Ed io che da bambino volevo fare l’esploratore, nemmeno mi sono reso conto di aver coronato il mio sogno.

“Sei arrivato a destinazione.”

Questo articolo è stato interamente realizzato con storie vere e scritto nella sezione “Note” del mio cellulare, sul treno regionale 21883 per Avezzano, carrozza 7, posto vicino al finestrino.

Inviato da iPhone

 

Un commento su “Roma, la mattina di capodanno ed io

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