di Paolo Marchettoni
PREMESSA DELL’AUTORE
Questo è un breve scritto dedicato alla mia caldaia. Questo racconto, sentito e quindi doveroso ma anche sincero e appassionato, non intende sminuire in alcun modo il nobile mestiere dell’idraulico, categoria di lavoratori che nella vita rispetto per la loro attività e che nei sogni arrivo persino a invidiare per le loro gesta epiche consacrate dal cinema, che giustamente li eleva a mito contemporaneo della nostra società quando, oltre a dimostrarsi professioniali risolutori dei problemi tecnici delle macchine, svelano la loro sensibilità nel ben più arduo compito di sciogliere tutte le problematiche idrauliche delle loro clienti umane.
Si tratta dunque di un racconto, una storiella inventata in cui anche una caldaia, senza titoli di studio che la legittimino, può tranquillamente diventare una maestra di vita nei confronti di un ragazzo che cerca di distinguere l’inutile dal necessario.
I PERSONAGGI
Caldaia
Idraulico (non pervenuto)
Padre del ragazzo
Ragazzo
LA STORIA
Drr drr (rumore di un telefono che vibra).
In alto, sulla schermata del cellulare, compare la scritta “Babbo” e più sotto da una parte “Rifiuta”, dall’altra “Rispondi”. Il ragazzo, che non ama ricevere telefonate e in particolar modo di prima mattina, non ci pensa due volte e Rif-ponde: “Dimmi, o pa’”. “Ciao, senti questa mattina dovrebbe venire l’idraulico. Non so a che ora di preciso, comunque gli ho lasciato il tuo numero, dato che sei in casa, così quando arriva ti telefona. Tieniti libero. Ciao, ci vediamo questa sera.”
Dopo aver risposto senza proferir parola, poggiato il telefono, il ragazzo ancora un po’ assonnato parafrasò nella sua mente la telefonata del padre:
Ciao, senti questa mattina dovrebbe venire l’idraulico: ciao, ascolta, questa mattina potrebbe venire l’idraulico, uso il condizionale perché l’idraulico potrebbe anche non venire per niente, perché è un nostro parente da parte della mamma e soprattutto perché non sempre lo pago.
Non so a che ora di preciso: potrebbe arrivare tra mezz’ora come tra tre ore, uso anche qui il condizionale per le stesse identiche ragioni di poco prima.
Comunque gli ho lasciato il tuo numero, dato che sei in casa, così quando arriva ti telefona: comunque gli ho lasciato il tuo numero, dato che sei in casa e (sottinteso) devi rimanerci, così SE arriva ti telefona.
Tieniti libero: stai a disposizione dell’idraulico e (sempre sottinteso) resta a casa!
Ciao, ci vediamo questa sera: ciao, quando ci rivedremo questa sera mi racconterai come è andata con l’idraulico.
Cavolo la caldaia rotta e chi se ne ricordava!
Anche se, a dire il vero, il ragazzo se ne sarebbe ricordato di lì a poco quando, mettendo piede nella doccia un po’ infreddolito come tutte le mattine appena sveglio, avrebbe trovato un bel getto di acqua gelida pronta a dargli il buongiorno e a scacciare i residui di sogno e di sonno che gli impastavano gli occhi.
Suo padre era un po’ come quel getto di acqua ghiacciata. Non solo perché tutte le mattine anche lui gli dava il buongiorno, ma soprattutto perché gli ricordava puntualmente tutti quei piccoli problemi e fastidi concreti tipici della vita e che, dunque, essa ha il dovere di porci.
Suo padre da giovane aveva fatto tanti lavori e aveva vissuto tante vite come i personaggi dei libri, e un po’ anche come lui che era uno studente, un fumatore, un agricoltore, un figlio, ma si sforzava di provare a diventare un insegnante, un non fumatore, un imprenditore e magari un giorno anche un padre, chissà. Ma quella mattina quel ragazzo non sapeva ancora chi sarebbe stato quel giorno, anche perché non sempre dipendeva solo da lui e dalla sua volontà; e questo lo incuriosiva molto. Però sapeva perché aveva risposto al telefono. Lui amava suo padre in modo profondo, disinteressato. Lui stimava suo padre. Quel padre che gli aveva dimostrato tutto sul campo, trasformando in realtà quello che il ragazzo aveva letto nei libri e che, sbagliando, aveva creduto possibile solo attraverso la letteratura. Suo padre gli aveva insegnato a vivere senza mai salire in cattedra. Per questo sceglieva sempre il tasto “Rispondi” e rispondeva sempre alle sue telefonate e richieste. Sempre nei limiti del possibile. Per questo era sempre pronto a prendersi cura di lui che gli aveva sempre offerto amore e conoscenza.
La caldaia, invece, altro non era che uno dei tanti oggetti privi di personalità che appartenevano alla sua famiglia, come le case, le macchine, i poderi, i negozi e i capannoni. Come tutte queste cose, anch’essa un giorno sarebbe diventata sua. Come di tutte quelle altre cose, sapeva che prima o poi avrebbe dovuto prendersene cura di persona. E questo lo turbava molto e lo spingeva a disprezzare un po’ tutte le cose di cui sarebbe stato costretto un giorno a prendersi cura. A lui piaceva prendersi cura soltanto di ciò che amava e non capiva come poteva prendersi cura di qualcosa che a mala pena conosceva e certamente sapeva di disprezzare.
Quella caldaia, che malgrado tutto fino a quel momento gli aveva dato tanto calore, lui non l’amava, anzi l’odiava proprio. Covava odio perché un giorno la caldaia sarebbe toccata a lui, come in quei matrimoni combinati che salvaguardano tutto tranne l’amore dei partecipanti. Ma c’era dell’altro.
La caldaia apparteneva a una “categoria” che non gli era mai piaciuta; non si trattava della categoria degli elettrodomestici come si potrebbe pensare. Per il ragazzo le uniche categorie in cui si poteva declinare il mondo (compreso quello degli oggetti inanimati) erano due: Conoscenza e Sudditanza. Tutti, più o meno consapevolmente, facevano capo a queste due grandi madri, due sorelle tanto diverse tra loro. Nessuno escluso: dai filosofi ai fazzoletti di stoffa, dai politici ai pinguini, dai banchieri ai bicchieri, dagli artisti alle altalene, dai monsignori ai mangiatori di fuoco, dalle maestre alle mattonelle…
Questa concezione del mondo, senz’altro manichea e anche un po’ maniacale, gli si era manifestata improvvisamente chiara a un punto non precisabile della sua esistenza e non riusciva a smettere di applicarla. Perché tutti, senza differenze di sesso, religione, presenza o meno di anima nel proprio corpo, ma anche di peso e materiale di costruzione-costrizione, erano in grado di offrirgli Conoscenza o Sudditanza.
Al ragazzo era sembrato fin troppo evidente che tutti in questa Terra potevano essere considerati sulla base di questo ragionamento tanto semplice quanto infallibile. Così, come il padre offriva amore e conoscenza, la caldaia generava calore e sudditanza.
In fondo dietro questa dialettica si celava la sfida eterna tra le pretese più ambite da ogni uomo: vedere la bellezza o capirne il significato, essere liberi o essere servi, scegliere di conoscersi senza pregiudizi o rimanere fedeli sudditi di se stessi.
Fatto sta che la caldaia da qualche giorno non funzionava più e insieme a lei avevano smesso di funzionare quelle benevolenze che di norma elargiscono le caldaie, dall’acqua calda nella doccia ai termosifoni bollenti, che il ragazzo, specie in inverno, da bravo suddito gradiva e sapeva apprezzare. Un altro fatto da non sottovalutare è che quel giorno l’idraulico non si presentò all’appuntamento mai fissato per altro, lasciando così il ragazzo da solo in un mare di… acqua fredda. Così il giovane si convinse a dare un’occhiata alla caldaia da vicino, con l’ausilio del libretto delle istruzioni. Grande fu la sorpresa del ragazzo nel momento in cui realizzò che la caldaia aveva smesso di funzionare per un problema di pressione. Un banale calo di pressione. Quando capita alle persone spesso si può risolvere con una bustina di zucchero, quando capita alle caldaie spesso si può risolvere girando un rubinetto. Grande fu la gioia del ragazzo nel momento in cui scoprì che la caldaia, per la prima volta da quando si conoscevano, gli aveva offerto Conoscenza e non soltanto Sudditanza e – ironia della sorte – questo era accaduto per un malfunzionamento o malessere, insomma una mancanza della caldaia stessa. Da quel giorno il ragazzo decise che d’ora in poi si sarebbe preso cura della caldaia, senza dover aspettare il giorno delle nozze.