di Pollo Scatenato
Se Perugia fosse Montparnasse avremmo delle risposte più precise sul modus operandi con cui Emergenze attrae e seduce in tutta la sua esuberanza, e poi finisce per spaventare, come un equivoco su cui si considera più conveniente tacere.
Questo giornale, che è sicuramente troppo grande, troppo eterogeneo, troppo marino insomma, nell’arco del suo primo anno di vita ha mostrato in modo scientifico come induca i primi sintomi di una patologia latente in quei soggetti dalla naturale predisposizione all’odi et amo. Un’intossicazione culturale vera e propria che ha colpito con coerenza kafkiana, come se quei temi, quegli argomenti e quegli strumenti che prima avevano attratto fossero diventati d’improvviso un accanimento terapeutico, finendo con l’atterrire quelli che dovrebbero essere considerati i meno predisposti al contagio: gli addetti ai lavori.
Un riferimento – velato quanto la distinzione tra querelle e querela – a quel microcosmo di persone, istituzioni, associazioni e attività che per motivi tutt’altro che fantasiosi vengono definite culturali, ma con le quali non si è riusciti a dialogare che per brevi sprazzi interlocutori. Portoni mai aperti o prontamente richiusi, che di fatto lavorano e ragionano anch’essi perché Perugia diventi una Montparnasse, glielo si legge negli occhi, ma con cui non si riesce ad instaurare un confronto. E per un po’ ti arrovelli, cercando soluzioni a domande che portano solo a surreali teorie complottiste, quando invece sei di fronte a un elemento cardine dell’umanità: la diversità.
La stessa che manifestano coloro che invece non solo si sono interfacciati, ma non se ne sono più andati, che chiamano, intervengono, pungolano, che proseguono il proprio percorso e considerano questo giornale una sua diramazione coerente: i Boccardini, i Troiani, i Gobesso, i Meregalli… di cui potrebbe esserci abbondanza a Montparnasse magari, ma non a Perugia o in Umbria. Quei “Beuys” a cui si continua a guardare come punto di riferimento, a cui si chiedono testimonianze, a cui si continuano a rompere i coglioni, a loro e a tanti altri come dimostra l’inchiesta sull’arte nel #numerotre di Emergenze appena uscito. In un confronto continuo sulle chiavi del presente, anche quando si rischia di rimanerne chiusi fuori. Anzi, soprattutto allora la cosa si fa interessante.
La passione va cavalcata
così il mistero d’assecondare un puledro a briglia sciolta
tra i vapori dell’irrequietezza che si fanno nebbia
così la fatalità lega due amanti irrisolvibili
la memoria e la vita.
Mi dispiace, contesto fortemente l’affermazione “pochi collaborano”, personalmente più volte ho sollecitato la redazione con proposte ed vi ho persino inviato un articolo per suscitare un dibattito-riscontro a cui non è stata data alcuna risposta. Inoltre non vi ho mai visto presenti o attenti nei confronti delle iniziative della SALA CUTU Teatro di Sacco, lo spazio indipendente teatrale della città che da anni si batte coraggiosamente contro varie congreghe per offrire una proposta formativa, artistica e di qualità a Perugia.