di Tancredi Marini
Dargen D’Amico è uno dei personaggi più particolari della scena rap italiana e di tutto il panorama musicale del Bel Paese. Al liceo classico Parini di Milano frequenta le classi insieme a Guè Pequeno, sì quello dei Club Dogo, e proprio con lui e Jake La Furia formano a fine anni novanta le Sacre Scuole. Quel gruppo sarà un apice di novità e sperimentazione per il momento del rap nostrano e quei tre ventenni insieme spariglieranno le carte di dieci anni di Hip Hop in Italia.
Dopo quella breve esperienza Dargen si è preso una lunga pausa, quasi sei anni in cui ha affinato la sua tecnica e la sua personalità. D’Amico si presenta al suo pubblico con gli occhiali da sole, qualsiasi sia il periodo dell’anno, il locale che lo ospita o l’occasione. Fa rap ma senza farsi influenzare dalle mode, dalla scena o da quello che va per la maggiore. Una delle strane caratteristiche di Dargen è che risulta essere uno che fa sempre ciò che gli piace e che la sua testa gli dice.
Dargen è lo strano soggetto teso in continuazione tra l’amore immenso per la sua città, Milano, e la continua voglia di fuggirne, tra un’attrazione invidiabile verso la religione, il misticismo e qualsiasi forma di divinità superiore e l’anti-clericalismo che mai viene celato nelle sue canzoni. Dargen è quello delle collaborazioni con i migliori artisti del panorama italiano, dell’amicizia con Fabri Fibra e dei pezzi con i Crookers, ma anche quello che dal il meglio di sé quando è da solo con la sua musica e le sue produzioni.
Ed è la musica che dovrebbe parlare per un artista così, teso in quel limbo tutto italiano dell’artista affermato ma senza grande pubblico, riconosciuto ma non sponsorizzato. Ed è lì, in quel limbo, che Dargen crea i suoi dischi, le sue creature e le sue sperimentazioni. Senza paura dei giudizi, né tanto meno della fruibilità: un primo disco autoprodotto e sperimentale, poi uscendo con un doppio CD, lunghissimo, di inediti intitolato “Di Vizi Di Forma Virtù”. E ancora dividendo il suo CD in due Ep per iTunes nel 2010, facendo uscire solo l’anno seguente la copia fisica che li racchiudeva entrambi.
Nel 2012 una nuova grande sperimentazione, “Nostalgia Istantanea” è un album composto da due sole canzoni: la prima da 18 minuti, la seconda da 20. Capiamo così quanto a Dargen interessi la musica come sperimentazione, come forma d’arte con cui esprimersi. Sicuramente non è il suo lavoro più famoso, ma è un’esperienza che colpisce gli ascoltatori, i fan e anche chi con questo eclettico artista non è mai venuto a contatto prima.
Di lì a poco fonderà anche la sua etichetta discografica, la Giada Mesi, che promuove oltre alla sua musica altri giovani artisti e sperimentatori del panorama italiano. Porta a Sanremo il giovane cantautore Andrea Nardinocchi, fa sperimentare il torinese Pula + nel suo mix tra rap e rock e infine si accaparra la produzione del giovane rapper Dutch Nazari, tra i più interessanti giovani liricisti della scena italiana.
Insomma Dargen D’Amico è un personaggio difficile da dipingere, dalle mille sfaccettature e novità. Anche oggi, con il tour che sta promuovendo il suo ultimo album, D’Io, lo troviamo affrontare i palchi in giro per l’Italia con dei particolarissimi nuovi arrangiamenti dei suoi pezzi, accompagnato da Matteo Bennici al violoncello. Praticamente una esperienza di sperimentazione e novità per il rap italiano, un artista da ascoltare e provare a capire.
Vieni a sentire Dargen D’Amico alla Darsena di Castiglione del Lago venerdì 26 giugno…