di Antonio Brizioli
Questa mattina voglio raccontarvi una storia. E il motivo per cui voglio raccontarvela è che la ritengo di pubblico interesse. Inoltre ritengo possa servire da monito a tutti coloro che a partire da oggi decideranno di rapportarsi con noi in maniera poco rispettosa.
Un concetto su cui si basa il progetto Emergenze fin dalla fondazione è quello di “apertura”, ma evidentemente si tratta di un termine che è necessario specificare.
Da quando abbiamo inaugurato l’ormai leggendaria Edicola 518 ha trovato conferma un sospetto che ovviamente avevamo già prima: al giorno d’oggi non c’è cittadino di questo paese che non abbia scritto un libro. La pubblicazione a pagamento è purtroppo uno dei tanti drammi della democrazia occidentale: “tutti possono pubblicare e quindi nessuno è uno scrittore davvero”. Dare la penna a tutti per rendere inoffensivi quelli che hanno la dimestichezza e il coraggio adeguati ad imbracciarla.
È questo il motivo per cui, personalmente, pur scrivendo tantissimo fin dalla prima infanzia, ho sempre rigettato modalità di pubblicazione non dignitose e sono arrivato al punto di sognare una rivoluzione radicale del sistema editoriale, che stiamo oggi praticando attraverso Emergenze e Edicola 518. Così, ho cominciato a pubblicare solo e soltanto a partire dalla nascita di questa organica architettura, che fino ad oggi si è impegnata ad offrire uno spazio gratuito, pensato e graficamente accogliente a tutti gli autori che ha ospitato, su carta e online.
Abbiamo aperto il primo giugno Edicola 518 per stare sul ciglio della strada a parlare con la gente, a tessere relazioni con un coraggio avverso ad ogni forma di chiusura e nascondimento. A partire dal 2 giugno non vi è giorno in cui non sia arrivato sul nostro bancone un libro (a volte ben più di uno) lasciato cadere sul nostro piccolo scaffale dal suo autore con una richiesta molto semplice: “Me lo vendete?”.
A noi questa cosa non reca alcun disturbo e anzi fa piacere. Ci farebbe ancor più piacere a dire il vero se si verificasse, prima di proporci un testo, la sua attinenza con la nostra selezione e con le tematiche che veicoliamo ma pazienza, non tutti possono adottare le stesse cautele. Da questi contatti sono nate spesso relazioni solide, magiche e per questo invitiamo tutti coloro che vogliano entrare in contatto con noi a farlo, a farlo in qualunque modo possibile.
Il problema subentra al momento del responso. Molti, che non ardirei neppure a definire ragionevoli ma semplicemente pensanti, accettano tranquillamente che il loro libro non sia ritenuto adatto alla nostra selezione. Altri no, per loro tu sei un progetto promosso sull’adagio dell’apertura e devi vendere pertanto i loro testi altrimenti sconfessi la tua identità. Pazienza che riguardino il loro rapporto con la nonna, la loro storia familiare, i loro viaggi, in maniera a volte anche interessante ma totalmente incompatibile con le scelte di Edicola 518, che è un delirio, è una poesia, è una follia, ma è anche un’attività con i suoi diritti di scelta.
Vi racconto con tanto di documentazione, una storia in grado di illustrare il problema in oggetto. Pochi giorni fa passa da noi un signore che si professa artista, editore e addirittura sciamano, il quale ci dice che ha tantissimi libri adatti a noi e che vuole portarceli. Noi gli rispondiamo, come prassi, che l’edicola è molto piccola e in questo momento straripa (verità!) ma che nonostante questo siamo felici di ricevere il suo materiale per valutarne la compatibilità con la nostra esperienza.
Pochi giorni dopo si presenta con dieci libri diversi, di altrettante case editrici, scritti in lingue varie e su gli argomenti più disparati: gite in Himalaya, una raccolta di foto in bianco e nero che si è scattato mentre ballava, un romanzo di 457 pagine più grande dell’edicola e un libricino su Beuys e lo sciamanesimo che, dato il nostro legame stretto con l’artista, ci sembra l’unica cosa vendibile tra quelle proposte.
Dunque la mia mail:
Caro M,
Buongiorno. Abbiamo visto i libri che hai lasciato e li abbiamo apprezzati molto. Per quel che riguarda strettamente Edicola 518, riteniamo che l’unico tematicamente affine alla nostra selezione e con un potenziale di vendita sia quello su Beuys.
Purtroppo i 4 metri quadrati a nostra disposizione ci impongono delle scelte.
Se ti fa piacere e ci proponi delle condizioni adeguate, lo mettiamo in vendita. Mentre per gli altri, se vuoi venire a riprenderli tieni conto che noi siamo aperti fino a domenica compresa (orario 9-13 17-22) e che poi chiudiamo il primo e riapriamo il 21 agosto, in ogni caso sono qui al sicuro.
Un carissimo saluto,
Antonio
Mail che, anche se non mi piace essere esegeta di me stesso, se non altro per il margine di rischio contenuto in tale operazione, azzarderei a definire cordiale e ragionevole. Oltre tutto positiva, in quanto si acconsente alla vendita di una delle pubblicazioni proposte. La risposta dello sciamano ha dell’incredibile:
Buongiorno Antonio, ti ringrazio della tua mail. Purtroppo come spesso accade l’apertura e la collaborazione si risolvono quasi sempre in una grande e fragorosa scoreggia. Ma tant’è. Lo spirito etrusco è una qualità dell’anima non la semplice appartenenza genetica a una estinta stirpe.
Shanti shanti shanti…
Detto ciò, preferisco ritirare tutto quanto il materiale che ti ho lasciato in visione.
se non potessi io stesso a passare, domanderò gentilmente ad Angelo o al mio amico Giuseppe di ritirare il plico per me.
Va da sé, come gentlemen agreement, che, se non passassi io personalmente straccerò il foglio di presa in consegna che gentilmente mi aveva preparato Il tuo collega.
Vi auguro tutto il successo per le vostre iniziative, Cordiali saluti, M
A questo punto, costretto a riaprire un discorso che avevo ritenuto chiuso, fornisco le mie spiegazioni nella mail che segue:
No mi spiace, la collaborazione si basa sulla reciproca conoscenza e non sullo sfruttamento passivo dello spazio e delle idee altrui. Se avessi speso 5 minuti a conoscere il nostro progetto, sapresti ad esempio che non teniamo romanzi e avresti evitato di proporceli, se non a titolo di dono all’associazione. Sapresti che la nostra piccola libreria è legata unicamente a tematiche artistiche e non ci avresti offerto dei pur interessanti libri sulla vita nell’Himalaya.
Per il resto abbiamo dato la disponibilità a vendere un tuo libro e di questo dovresti ringraziarci non offenderti. In quattro metri quadrati di cui solo uno adibito ai libri di lettura non riusciamo a tenere l’opera omnia nemmeno dei nostri punti di riferimento culturali, non vedo perché dovremmo disporre la tua.
Infine il nostro è un lavoro, basato su una scelta coraggiosa e radicale, perciò non teniamo libri con una percentuale di sconto inferiore al 40% e mi diceva il mio collega Luca che tu avevi pensato potessimo venderteli con sconti ben inferiori. Mi sarei ovviamente risparmiato volentieri questi chiarimenti, ma la scortesia della tua risposta li ha resi necessari.
Passate pure, tu o chi per te, quando volete. I libri sono pronti per la riconsegna.
Un saluto,
Anonio
Ma lo sciamano, non pago, a questo punto rilancia con una mail di rara potenza orfica:
Ah ah ah bimbi e pippe…
Good luck: il rispetto che si domanda si deve essere anche in grado di darlo.
Ma tant’è.
Una gran bella scorreggia tutta situazionista…
Cordialità prof
E così si conclude, spero per sempre, questo sfortunato rapporto e scatta legittima la richiesta del lettore di capire se il racconto di cui sopra abbia solamente finalità aneddotiche o se vi sia una morale da trarne.
Ovviamente noi Sacerdoti non parliamo se non c’è un insegnamento per il fedele. E quindi ciò che vorrei farvi notare è che la nostra società e il nostro sistema editoriale hanno concesso al soggetto di cui sopra di pubblicare almeno 9 titoli (forse oltre a quelli portati a me c’è anche qualche fuori catalogo o qualche volume esaurito in pochi giorni, non ristampato e divenuto introvabile rarità). A fronte di questo lui può legittimamente professarsi scrittore, autore e addirittura sciamano, andando in giro a pretendere che le librerie dedichino alla sua attività letteraria un’enorme percentuale della superficie a loro disposizione.
Perché purtroppo da quando tutti sono scrittori, nessuno è più scrittore davvero. Perché lo ritengo un nemico, ma pur sempre un genio, chi ha capito che era meno rischioso e più efficace distribuire cento penne a caso piuttosto che toglierne una dalle mani di chi la poteva stringere.
Prego sciamano, i tuoi capolavori sono in cassa, pronti per essere riportati a casa. Passa pure quando vuoi ma entro domenica che poi chiudiamo per ferie.