di Antonio Brizioli
Nel 2015 che volge ansiosamente al termine ho ottenuto un’investitura a Sacerdote e riscontri estremamente positivi nel mio rapporto coi fedeli. Proprio per questo ho deciso di celebrare il Natale prendendo ben quattro messe, evitando accuratamente le vetrine degli orari di punta nelle chiese di punta e ricercando quel po’ di sana verità, quel po’ di autentico misticismo.
1- Messa latina. A innescare questa catena ci ha pensato il Ministro del Territorio Marchettoni che alle 16.50, mentre stavo collassando in camera a seguito di un lauto banchetto, mi ha chiamato al telefono dicendo: “Scendi che andiamo alla messa in latino.” E come rifiutare una simile proposta? Mi vesto in 4 minuti e siamo in macchina, direzione Tempietto di Sant’Angelo, una chiesetta circolare di antiche tradizioni in uno dei punti più belli del centro storico di Perugia, andarci è sempre un piacere. La “Missa Tridentina”, molti di voi lo sapranno, è una messa molto cantata, corale, dove il rito ha luogo in lingua latina e solo la predica è in italiano. Una predica che il padre, forse stimolato dalla mia presenza in sala, ha pronunciato con parole secche e decise, contenuti avvincenti. Che gran clima, la messa può ancora essere un’arte se in un luogo di questa intimità le voci si accavallano puntuali e delicate alle note dell’organo, mentre i fumi dell’incenso percorrono la sala e i movimenti non sono per nulla casuali. Che grande emozione che è stata ad esempio, mettersi in fila alla fine della celebrazione per baciare l’uno dopo l’altro il piede del Bambino in segno di umiltà. Rubo, nonostante le avvertenze a non farlo, il libricino con i testi della messa perché voglio allenarmi a casa. Sono un sacerdote in continuo aggiornamento, io. Presenze: circa 25. Voto: 9.
2- Messa italiana. Usciti da una messa così toccante, attraversato il prato antistante il tempietto, sormontati dal cassero di porta Sant’Angelo che sfida imponente il cielo in una notte stellata, siamo tutto un fuoco mistico e andare a bere ci sembra davvero prematuro. Poco sopra il tempietto c’è il convento di Monteripido, arroccato e inespugnabile, sede di chiostri meravigliosi, di una biblioteca ricchissima e stupenda. Lassù qualcosa dovrà pur essere in corso. Ci arrampichiamo e infatti ci sono un bel po’ di macchine parcheggiate. Addentrarsi nella struttura illuminati da una luce divina vale già il prezzo di un biglietto che ovviamente non esiste. I presepi deliziosi in cui la Madonna sembra ancora non abituata al bambino poggiato da poche ore sulle sue vergini cosce. E poi chiostro dopo chiostro, tutto finemente decorato, l’oscurità naturale sembra essere un effetto accuratamente studiato, si arriva alla chiesa, dove è in corso, come l’intuito mi suggeriva, una messa. Entriamo curiosi. Le presenze sono una cinquantina e il clima è solenne ma la messa ha un difetto, è normale. E questo noi non possiamo proprio tollerarlo. Scatto una foto alla situazione e una vecchia a fianco mi guarda come se avessi bestemmiato. Andiamocene, questa è una classica messa di Natale. Voto: 6 d’incoraggiamento.
3- Messa laica. A questo punto realizziamo che si è fatta una certa e difficilmente troveremo celebrazioni nelle chiese limitrofe, così ci mettiamo in macchina verso l’ignoto e ci fermiamo in una luminosa cattedrale di periferia: il benzinaio con bar aperto 24 ore su 24, fedele rifugio di chi a Natale lavora come in un giorno dei tanti. Benzinai dunque, baristi, carabinieri, prostitute e un po’ di disperati cui questa smunta celebrazione chiamata natale non ha recato alcun beneficio. Se in chiesa, pur partecipando con sacro coinvolgimento, non ce la siamo sentiti di assumere il corpo di Cristo, qui nessuno può privarci di una curiosa eucarestia pagana: Branca Menta, ghiaccio e uno spicchio d’arancia. La barista reagisce con sospetto alla ricetta ordinata dall’amico Alessandro ma pecca come chi mal giudica ciò che non conosce: in effetti non c’è un aroma che sia fuori posto. Forse fuori posto lo siamo noi, che raggiungiamo la macchina calpestando l’asfalto chiazzata e lasciamo i lavoratori del Natale al loro cenone in compagnia delle pompe di benzina. Qui non servono voti, solo rispetto.
4- Messa pagana. Tralascio quel che di interessante è avvenuto nel mezzo e giungo alla messa di mezzanotte, quella definitiva con cui prendiamo congedo da un altro Natale. La messa ha luogo in uno dei locali più brutti che la nostra regione abbia da offrire, sull’immediata sponda di quel che resta del fiume Tevere, accanto al campo sportivo di Ponte San Giovanni, i rimasugli di questo locale che forse un tempo fu glorioso emergono da un’umidità che appanna vetri e ricordi. Al suo interno ha luogo la serata “queer” di Natale: gay, lesbiche, trans, drag queen e chi come noi semplicemente ha voglia di celebrare questo momento in modo eccentrico (questo appunto significa “queer”). Una serata come questa, che in altre città esiste da secoli, a Perugia ha rappresentato un’innovazione importante. Conosco da vicino cosa hanno passato ragazzi della mia età in difficoltà con la propria sessualità in una città che non sembrava prevederli, molti di loro sono stati costretti a fuggire altrove per scoprirsi. In pochi anni su questo fronte sono stati fatti grossi passi avanti. Me lo suggerisce la felicità di un cinquantenne tutto pancia che balla scatenato e bacia felice un ragazzo molto più giovane di lui. Belle scene, delle quali non ci resta che ringraziare gli organizzatori, impegnati a tempo pieno nella lotta ai diritti. Per quel che riguarda me e il mio amico, affrontiamo la serata in modo diverso: lui commette un errore che l’esperienza mi porta ad evitare, andando operosamente in cerca di qualche infiltrata eterosessuale o lanciandosi (ancor peggio) in acrobatici tentativi di conversione di lesbiche convinte; io me la godo senza pretese, nella piena condivisione, ben felice di aver preso la quarta messa del mio natale. Voto: 9 pieno.
Risvegliandomi oggi un po’ ammaccato e forte delle mie quattro messe, un pensiero è piombato prepotente nella mia mente, come a sintetizzare i vari modi di celebrare il Natale esperiti il giorno prima. Ho voglia di brindare in questo giorno di Santo Stefano a chi non sta comodo nel proprio tempo, alla salute di chi sta sempre in movimento, che sia per la conquista dei propri diritti, o per perpetuare con stile e consapevolezza un rituale dimenticato.
Eccellente tour della coscienza moderna in un luogo così poco “dopo moderno” come è la capitale della nostra regione;per la verità a questa bella guida interurbana manca solo il presepe ostello della cattedrale di San Lorenzo, dove per decenni l’accogliente dei miserabili di sempre in silenzio, don Elio Bromuri, offriva loro cibo e alloggio. Ma non se parla più, anche lui il vero accogliente di Perugia è ora in silenzio perfetto, a braccetto col suo Dio.